Non profit

Pioggia di emendamenti contro il tettuccio

Il governo accerchiato dai deputati ha poco tempo per decidere se confermare il limite dei 100 milioni. Che sembra non voler nessuno...

di Gabriella Meroni

Quarantuno emendamenti. Tante sono state le proposte di modifica alla Finanziaria sul 5 per mille depositate alla Camera. Segno che la materia interessa, e che il tettuccio da 100 milioni piazzato dal Senato non convince. Dei 41, diciamolo subito, 10 sono stati eliminati, poiché ritenuti inammissibili dalla commissione Bilancio; tra questi ne figuravano molti – ne citiamo uno per tutti, quello dell?onorevole Angelo Bonelli (Verdi) – che abolivano tout court il tetto da 250 milioni stabilito dalla Finanziaria 2007 (e che tra l?altro è stato innalzato dal collegato fiscale a 400 milioni); tra le curiosità, un temerario tentativo ?todos caballeros? prevedeva che le organizzazioni escluse dal 5 per mille 2006 per non aver inviato la documentazione potessero essere riammesse se avessero rimediato entro il 31 marzo 2008.Archiviati i sogni, vediamo gli emendamenti ammessi. La maggior parte di loro alza il tettuccio di 100 milioni di euro e lo porta a 400. Dice così anche l?emendamento di cui più si è parlato, perché firmato da un gruppo bipartisan di parlamentari dell?Intergruppo per la sussidiarietà, di cui fanno parte esponenti del centrosinistra come Realacci, Sposetti e Albonetti, e del centrodestra come Lupi, Alemanno e Volontè. Tra l?altro l?emendamento reintroduce le fondazioni tra gli enti destinatari del contributo. Interessanti anche gli emendamenti dell?onorevole Bruno Tabacci, che comprendono tra i beneficiari del 5 per mille le «imprese sociali» definite dalla legge 155 del 2006. Inoltre Tabacci propone di sostituire tra le finalità del 5 per mille la parola «beneficenza» con la moderna dicitura «attività erogativa a carattere filantropico». Buone notizie, infine, per le associazioni di promozione sociale escluse dal 5 per mille perché non iscritte agli albi locali nelle Regioni che non li hanno ancora istituiti (è il caso per esempio della Puglia): l?articolo 99 bis, firmato dall?onorevole D?Elpidio, prevede che queste associazioni «che svolgono attività solo in ambito territoriale» possano usufruire «del libero contributo del 5 per mille, dopo appropriata istruttoria delle Agenzie delle Entrate regionali».Mentre scriviamo non sappiamo che fine faranno gli emendamenti, ancora in discussione. Ma il loro numero, da solo, ci sembra descrivere quanto questo tasto sia dolente per il terzo settore e per i contribuenti. Speriamo quindi di non dover assistere ai teatrini del Senato, dove il solo emendamento che sembrava avere chance di essere approvato, perché sostenuto da una settantina di senatori della maggioranza, è stato spazzato via in pochi minuti dal tettuccio voluto dal governo.

L?indiscrezione

Dieci anni di lavoro. Così uno sconsolato funzionario del ministero della Solidarietà sociale quantifica il tempo che sarebbe necessario agli uffici in cui lavora per erogare i contributi del 5 per mille 2006 alle 22mila onlus titolate a riceverli. Da regolamento, spetterebbe infatti al ministero di Paolo Ferrero contattare le organizzazioni una per una tramite raccomandata, farsi spedire le coordinate bancarie ed effettuare i versamenti. Un lavoro immane, tanto che fonti bene informate assicurano che a via Fornovo si stia già pensando come ?scaricarlo? (in senso buono, chiaramente) ad altri.
L?ipotesi che circola sarebbe questa: ottenere un finanziamento straordinario per assumere altro personale da distaccare interamente al disbrigo della pratica 5 per mille, e in seguito stipulare una convenzione con un ente pagatore esterno (come le Poste, per esempio) incaricato di erogare le somme a tutte le associazioni.


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