Non profit

I sei verdetti del 5 per mille

Il popolo del 5 per mille regge alla prova del secondo anno. Nonostante le incertezze della politica.

di Riccardo Bonacina

1 Il popolo del 5 per mille: la riconferma.
Bisognerà vedere se funziona anche il secondo anno, era il ritornello di un anno fa, quando, finalmente, vennero resi noti i risultati dell?anno sperimentale del 5 per mille, riguardante l?anno fiscale 2005. I cittadini italiani che avevano scelto di avvalersi di questa opportunità furono allora 15 milioni 800mila, circa il 60% dei contribuenti. La notizia oggi è che, malgrado tutto, il popolo del 5 per mille non si è disperso. I dati sull?anno fiscale 2006, resi noti martedì 27 novembre ci dicono, infatti, che il 5 per mille è stato scelto da quasi 15 milioni di contribuenti, circa il 56% (ricordiamo che il risultato è al netto dei 2 milioni di preferenze andate ai Comuni, categoria di beneficiari non più ammessa il secondo anno), nonostante la seconda annualità della norma sia arrivata in quadro di assoluta incertezza: ancora non erano noti i dati della prima edizione, e incombeva la spada di Damocle di un tetto alla spesa (250 milioni) che avrebbe più che dimezzato i risultati. Tra le organizzazioni, perciò, non era ben chiaro se lo sforzo (in burocrazia e comunicazione) valesse ancora la candela di un risultato incerto. Oggi possiamo dire che l?esercizio di libertà fiscale reso possibile da questa norma non solo è più che gradito ai cittadini contribuenti, ma ha anche superato ogni sorta di messa alla prova, e perciò sarebbe ben ora di uscire da una logica sperimentale affidata ogni anno alle nebbie delle diverse leggi Finanziarie. Un esercizio di libertà e sussidiarietà fiscale che dice molte cose sul rapporto di fiducia tra cittadini e società civile organizzata e sulle preoccupazioni degli italiani. In questi giorni, l?Iref ha presentato un?indagine conoscitiva sul 5 per mille (oltre mille interviste telefoniche a contribuenti che hanno usufruito della norma), in cui si evidenzia come uno dei motivi della scelta (il 56,6% dei casi) stia proprio nella fiducia verso l?organizzazione il cui operato si conosce personalmente. Infatti, chi nel secondo anno ha cambiato organizzazione lo ha fatto (il 25%) perché ha conosciuto un?organizzazione che lo convinceva di più. Un legame, quello tra organizzazioni e cittadini, che val la pena indagare, sia pur ancora in maniera sommaria, in base ai dati appena forniti dall?Agenzia delle Entrate sulle dichiarazioni 2007 (anno fiscale 2006).

2 Questa volta la sinistra ha capito
Un dato che colpisce è quello della crescita (in preferenze espresse) delle organizzazioni storicamente e culturalmente generate dalla sinistra, come la Federazione nazionale delle associazioni Auser di volontariato che registrano una crescita di consensi pari a quasi il 41%, e l?Arci che cresce addirittura del 262%, progressione che si spiega anche con il dato bassissimo del 2006, solo 3.729 firme. Un dato significativo che mostra come il 5 per mille, all?inizio considerato dalle organizzazioni collocate culturalmente a sinistra poco più che un?invenzione dell?ex ministro dell?Economia, Tremonti, sia stato capito, oltre che come concreta opportunità di finanziamento, come vero esercizio di libertà e come un?opportunità di rinsaldare i vincoli con i cittadini.

3 Cresce il peso delle appartenenze religiose
Il secondo anno di vita del 5 per mille fa emergere un secondo dato: il crescere del peso delle appartenenze religiose, che fanno breccia tra le appartenenze di gruppo e associative. I Testimoni di Geova crescono di oltre il 22%, sfiorando le 60mila preferenze. Impressionano anche i numeri di Radio Maria, le cui due associazioni (sommate) sfiorano le 83mila firme (+46,5%). Crescono anche le firme a favore delle congregazioni religiose della Chiesa cattolica, 4.587 firme; le Chiese evangeliche, poco meno di mille firme, e le Comunità ebraiche, 1.451, mantengono invece lo stesso peso.

4 Quanto contano brande comunicazione.
Il peso del logo e della comunicazione sono indubbiamente importanti, anche se, avverte l?indagine Iref, le motivazioni prevalenti nella scelta sono, nell?ordine: la fiducia nell?operato dell?associazione (56,6%), il coinvolgimento personale come volontario (15,9%), il consiglio di un amico/parente (8,7%), il fatto di aver ricevuto un aiuto concreto dall?organizzazione (8,1%). Insomma, se è vero che il brand contribuisce in maniera sostanziale a creare fiducia intorno all?organizzazione, tramite la comunicazione di comportamenti virtuosi, il logo non è tutto. Infatti, se Emergency, Medici senza frontiere e WWF continuano a crescere (rispettivamente il 27,4%, il 34,7% e il 15,4%), si nota un arretramento di Legambiente -14,3% e della Fondazione Veronesi, – 24,6%. Entrambi brand fortissimi.

5 Anche quest?anno la paura del tumore
Lo scorso anno, commentando i dati, Giuseppe De Rita, senza troppi giri di parole, indicò tra i fattori di successo «la paura del tumore», cioè la spinta che dai cittadini arriva alla ricerca e a una cura e un?assistenza migliori. Un dato che il secondo anno di 5 per mille conferma in pieno: le firme per associazioni e fondazioni che si occupano di lotta contro il cancro sfiorano il milione e 800mila firme (il 12% del totale) suddivise tra 60 soggetti di ricerca, cura e assistenza. L?Airc su tutti, ma vogliamo citare molte associazioni e organizzazioni locali o regionali come l?Associazione contro i tumori di Narni (1.359) o l?Associazione Altotevere contro il cancro (1.040), o ancora un centro di cura di eccellenza come l?Istituto oncologico romagnolo (15.953).

6 Il peso del territorio. Il caso della cooperazione sociale.
Ma l?Italia del 5 per mille è anche e soprattutto l?Italia dei territori, l?Italia delle api operaie, volontariato e cooperazione sociale, costituite da migliaia e migliaia di piccoli gruppi e piccole cooperative che rendono un poco più umano il nostro Paese. Api operaie per le quali il carico burocratico per accedere al 5 per mille è già una bella fatica, e l?incertezza che circonda la norma quasi insostenibile. Eppure sono lì; non tutte, ma la gran parte. Una dopo l?altra, scorrete la lista. E scorra la lista chi ha in mente di intervenire con sbarramenti in alto e in basso (insomma fissare delle soglie massime e minime) come se si trattasse di una legge elettorale! Attenzione agli eccessi di regolismo su una norma che ha il merito di far emergere un po? di Paese reale. Prendiamo il caso della cooperazione sociale. Sono poco più di 4mila le cooperative iscritte (4.085), solo il 63% del totale (bisognerà capire perché il 37% ha scelto di non avvalersi di questa opportunità), che raccolgono quasi 450mila preferenze, per una media di circa 108 firme a cooperativa. Anche qui bisognerebbe scorrere la lista e considerare ciascuna di quelle sigle: ci sono i consorzi di cooperative che raggiungono le mille e più firme, ma anche realtà da ben considerare. Come Alambicco, società cooperativa sociale di Conselve (Padova), che gestisce un centro diurno per persone con disabilità e ha ottenuto più di 600 firme su una popolazione di 9mila abitanti; o la cooperativa sociale di solidarietà Amicizia e solidarietà, 837 firme a Codogno, in provincia di Lodi (15mila abitanti); la cooperativa sociale Brolo integrazione: Brolo è in provincia di Messina e conta 5.500 abitanti, la coop ha ottenuto 1.100 firme; simile il caso de Il Tralcio di Berzo Inferiore (in provincia di Brescia, 2.206 abitanti) con 1.299 firme; e, ultimo, la cooperativa Padre Massimo Giuseppe Barreca di Castelbuono (PA): su 9.400 anime, 1.579 firme.Solo per fare qualche esempio.


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