In sedici anni i pendolari del Belpaese sono passati dagli 8,7 milioni del 1991 agli oltre 13 del 2007 (rappresentano il 22% della popolazione italiana). Lo rivela l?Indagine sul fenomeno del pendolarismo condotta dal Censis, che dei nuovi viaggiatori traccia anche un identikit: sono gli espulsi dai grandi centri urbani. Infatti, nello stesso periodo le città con più di 250mila abitanti hanno perso il 4,8% degli abitanti: di fronte all?aumento esorbitante del costo degli immobili, in molti (circa il 9,3%) hanno scelto di trasferirsi nei comuni della prima cintura, ben di più (il 13,8%) hanno optato per i comuni della ?seconda corona?, che si estendono verso la provincia. Sono studenti, impiegati, operai e insegnanti che ogni giorno fanno su e giù, compiendo mediamente 24,2 chilometri per spostamento in 42,8 minuti. Solo il 28% copre tratte che superano i 25 chilometri. Ai più non resta che l?autovettura (il 67%), altri ricorrono alla corriera (10,7%). Il 14,8 preferisce il treno. Mediamente i trasferimenti in automobile richiedono un investimento di 2.265 euro l?anno (con un?incidenza del 10% sul reddito medio annuo). Quelli in treno si attestano su una spesa media di circa 540 euro l?anno. Non a caso i pendolari che usano le ferrovie sono in crescita: nel 2005 Trenitalia ha trasportato 444 milioni di passeggeri sulle tratte locali e regionali, mentre altri 243 milioni hanno fatto uso di altre ferrovie regionali concessionarie. Ma, ahinoi, all?impennata della domanda (+7,7%) non ha corrisposto, sottolinea il Censis, un aumento dell?offerta. E gli italiani stanno sempre in coda…
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