Welfare

Cattivi pensieri. Ma che noia questa tv delle lacrime!

L’Italia era arrivata da me prima che pensassi di venire da lei. Dalla Tunisia vedevo la Carrà e mi metteva allegria (di Ouejdane Mejiri).

di Redazione

Alla ricorrente domanda che mi veniva rivolta nei primi anni in cui ero in Italia riguardo a come avevo imparato l?italiano, la mia risposta lasciava tante persone interdette. Infatti, ho imparato l?italiano guardando Rai1, l?unico canale televisivo che ricevevamo a casa nostra a Tunisi, quando ero bambina. Per alcuni anni della mia vita, si vedevano esclusivamente i programmi in lingua italiana che ci aprivano una finestra, prima in bianco e nero e poi a colori, su un mondo che era completamente diverso dal nostro, una realtà che sarebbe diventata un sogno.Anche se non parlavamo l?italiano a casa o con i compagni di gioco, con le mie sorelle guardavamo i cartoni animati in italiano e intonavamo in coro le canzoni dello Zecchino d?Oro. Per bambine che dei monti verdi non conoscevano neanche l?esistenza, la magia di seguire le avventure di Heidi sulle Alpi era completa. L?immagine televisiva non era più solo un veicolo linguistico ma soprattutto un mezzo portatore di un?intera cultura.

C?era una volta Raffaella…
L?appuntamento giornaliero con Pronto Raffaella? per l?ora di pranzo ha fatto entrare la Carrà nelle case tunisine e la parola ?pronto?, come neologismo, nel nostro dialetto. Però era il ?fantastico? ritrovo del sabato sera che accattivava l?interesse di intere famiglie, ipnotizzate davanti al televisore ad ammirare un mondo meraviglioso fatto di canti affascinanti e balli incantevoli. Nuovi modelli di bellezza emergevano in una Tunisia ?liberale?, nella quale la donna aveva consolidato i diritti acquisiti dopo l?indipendenza del 1956. Volevamo tutte assomigliare ad Heather Parisi!Un evento in particolare ha marcato il nostro rapporto con l?Italia quando per 18 ore consecutive siamo rimasti incollati allo schermo per seguire i tentativi di soccorso del piccolo Alfredino. Quella realtà trasmessa in diretta ha generato in noi un senso di solidarietà immensa.

Dieci anni dopo..
L?Italia era arrivata da me prima che pensassi di venire da lei. Mi ricordo una televisione italiana gioiosa, giocosa ed effervescente. Era l?immagine che avevamo dell?Italia, Paese della bellezza e delle bellezze, nel quale nessuno si faceva scrupoli di criticare governo e politici, sia nei telegiornali che nella satira. Ai miei occhi l?Italia che vedevo in tv era l?immagine di un Paese libero. Dieci anni dopo il mio arrivo in Italia, credo che quella televisione non dicesse il falso, la realtà che trasmetteva era quella che avevo incontrato in loco, con diverse sfumature, ma la televisione non mentiva. Oggi invece non trovo più piacere a guardare le trasmissioni televisive; non mi raccontano più la ?mia Italia?. Un sabato sera, ho contato le persone che piangevano in primo piano sui vari canali nazionali e mi è venuta voglia di piangere. Questa televisione dei reality non è reale, io conosco questo Paese perché ci vivo e perché amo la sua gente, e per quel poco di verità che questa nuova televisione comunica, c?è molto di falso e di distorto sia in materia di valori che di fatti reali. Anche se è quello che ci vogliono far credere, penso che l?Italia non sarà mai un Paese triste.

Ouejdane Mejiri

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