Non profit

Rutelli e i suoi gioielli

Maratonarte, una raccolta fondi promossa dal ministero

di Sara De Carli

Lo Stato va in tv col cappello in mano, chiedendo ai contribuenti italiani un obolo extra per l?arte. Ci andrà con una sorta di Telethon per l?arte e i beni culturali (solo due mesi prima dell?originale), con il solito sms e la possibilità di acquistare una ?gift card? fino a Natale. Rutelli l?ha presentata in pompa magna, come magnum è l?obiettivo che si propone. Ogni anno, infatti, per mantenere l?ingente patrimonio artistico e culturale del Belpaese ci vorrebbero 700milioni di euro. Il ministero arriva a mettercene 300: la differenza, Rutelli la vorrebbe colmare grazie alla generosità degli italiani.
Al Mibac hanno scelto sette luoghi, dalle serre reali di Racconigi al treno-museo di Modica, e altrettanti testimonial, selezionati con il lanternino nella categoria poco popolata dei personaggi di cultura con il volto celebre: tra gli altri, Riccardo Muti, Luca Zingaretti, Andrea Bocelli.

A cavallo di questa maratona, il 6 ottobre, ci sarà anche un?altra manifestazione nel segno dell?arte: è la Giornata del Contemporaneo, organizzata da Amaci – Associazione dei musei d?arte contemporanea italiana. I 23 principali musei d?arte contemporanea d?Italia apriranno gratuitamente al pubblico, in una originale partnership con il WWF. Pierluigi Sacco, docente di Politica economica allo Iuav di Venezia, ha curato la strategia di sostenibilità dell?evento: a lui giriamo anche qualche domanda sulla questua del ministro Rutelli.

Vita: Professore, che ne pensa di questa Telethon dell?arte?
Pierluigi Sacco: Abbiamo visto con Telethon che una maratona televisiva funziona bene per la causa sanitaria per le ragioni che conosciamo, a cominciare dal fatto che la causa ci tocca da vicino. Ma dubito che per l?arte il meccanismo possa funzionare. Quello con l?arte deve essere un rapporto diretto e personale, altrimenti non c?è adesione. Sollecitare donazioni monetarie sganciate da un?esperienza diretta dei fatti artistici e culturali, a mio parere rischia di amplificare quella scissione terribile che già esiste nella testa degli italiani fra la loro vita quotidiana e la cultura.

Vita: Quindi l?iniziativa è controproducente?
Sacco: Chi fa una donazione in questi contesti, poi spesso si ritiene ?a posto? rispetto a quel problema per tutto il resto dell?anno. Parlando di cultura, questo è insidioso. Le esperienze internazionali invece dicono che se si vuol portare il pubblico a sostenere il proprio patrimonio artistico bisogna accompagnarlo in un percorso di fruizione diretta, la gente deve toccare con mano che la cultura ha valore per ciascuno di loro, in prima persona, prima ancora che per la società.

Vita: Ha senso che lo Stato chieda soldi ai contribuenti per i suoi stessi beni?
Sacco: Capisco la perplessità, ma dobbiamo prendere atto che l?Italia ha un patrimonio artistico e monumentale talmente consistente che anche questo canale può essere accettabile. I beni sono dello Stato, appartengono a tutti noi, quindi responsabilizzare la società civile può non essere sbagliato. Quello che conta è il modo in cui viene fatto.

Vita: Cioè?
Sacco: Fino a poco tempo fa c?era gente che blaterava a vanvera, dicendo che tutto questo nostro patrimonio era come il petrolio e che avrebbe portato chissà quali mirabolanti vantaggi economici. Nei fatti poi si è visto che questo patrimonio è innanzitutto un costo. Perché la cultura porti vantaggi economici non serve immaginare chissà quali fantasiose valorizzazioni del patrimonio nel senso turistico/attrattivo. Il problema è rimettere in gioco questo patrimonio per costruire una società della circolazione della conoscenza, che è il canale attraverso cui tutte le economie avanzate oggi generano ricchezza. La cultura deve entrare in gioco non come strumento di attrattività turistica, ma come luogo decisivo in cui le persone entrano in contatto con nuove idee.

Vita: Le suona strano il mancato coinvolgimento di soggetti del terzo settore?
Sacco: Le realtà sono tante, è impossibile coinvolgerle tutte ogni volta. Sicuramente si può auspicare un tentativo di allargare il raggio.

Vita: Lei è tra i promotori della Giornata del Contemporaneo: obiettivo?
Sacco: In Italia si fa pochissima formazione e informazione sull?arte contemporanea, per poi lamentarsi. Tre anni fa, al suo debutto, anche questa manifestazione è stata accolta con scetticismo; oggi invece sta incontrando un?attenzione crescente e ha aggregato la progettualità di molti musei di arte contemporanea. Oggi c?è un pubblico che si avvicina al contemporaneo con curiosità.

Vita: L?immagine simbolo della Giornata è un albero con le orecchie d?asino, firmato da Cattelan. Perché?
Sacco: È un?immagine che Cattelan ha donato alla manifestazione. È il modo in cui lui ha interpretato – surreale e spiazzante – il tema, che quest?anno è Arte e ambiente. C?è una partnership con il WWF che si propone di sensibilizzare ai temi delle emergenze ambientali il pubblico dell?arte contemporanea, un pubblico diverso da quello suo abituale. È un esperimento innovativo.

Vita: Due piccioni con una fava?
Sacco: L?arte contemporanea ha il grande vantaggio di riuscire a entrare nel merito di contesti diversissimi fra loro e infatti l?arte contemporanea con le sue opere riesce a suscitare dibattiti a tutto campo: politico, culturale, religioso, economico, sociale. L?arte è in grado di creare reti nelle nostre società complesse, di fare da mediatore fra pubblici diversi, con percorsi ed esperienze diverse. Noi ne siamo consapevoli e vogliamo far sì che la Giornata del Contemporaneo – anno dopo anno – diventi occasione per sensibilizzare su temi fondamentali.

Vita: Come è arrivato all?arte dal fundraising sociale?
Sacco: Oggi si comincia a capire che certe modalità di accesso alla cultura producono effetti di welfare non meno rilevanti di quelli prodotti dai canali tradizionali del welfare.


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