Volontariato

Gratuiti per contratto e senza ideologie: gli anti bamboccioni

Volontari 2.0/ Storie di Elena, Vita, Selene e Tommaso

di Redazione

Elena è volontaria per contratto. Selene è una professionista del volontariato e Tommaso un professionista volontario. Vita, un passato di volontaria ambientalista in Spagna e Messico («siamo cresciuti con le figurine del WWF e le navi di Greenpeace») adesso che lavora sogna che anche in Italia arrivi il volontariato pagato dall?azienda. Paola, volontaria presso un centro di disabili a Canton, decreta che «i cinesi ci batteranno anche su questo». Le loro storie sono arrivate in risposta all?appello di VitaEurope: racconta il tuo essere volontario.

Elena Pizzorni ha 30 anni e dal 2003 vive al Villaggio della Barona, periferia sud di Milano. Nel suo contratto d?affitto c?è una clausola che la impegna a fare volontariato. In cambio ha un affitto a canone ridotto. Il Villaggio è nato dalla Fondazione Cassoni: 80 appartamenti, cinque comunità-alloggio e la ciclofficina di una coop sociale. In ogni famiglia c?è almeno un membro che si vota al servizio gratuito, e chi a fine anno non ha assolto all?impegno, fa una donazione in denaro. «Il primo anno ho fatto la donazione anch?io», confessa Elena. «Poi abbiamo messo in piedi un centro culturale e in questi ultimi tre anni il mio impegno è stato per questo». Contraddizioni in termini, nel volontariato per contratto, Elena non ne vede: «Nessuno ti dice quante ore devi fare: è solo un modo per stimolare le persone a spendersi per gli altri. Lo consiglio al ministro Padoa Schioppa, con gli affitti agevolati per i giovani».

Nella battaglia tra bamboccioni e brontosauri Selene Biffi sa benissimo da che parte stare. Perché è stufa di gente che la chiama per consulenze sulle politiche giovanili e poi le dice: «Ma lei è così giovane? Non va bene». Soprattutto in Italia, «dove non è contemplato che a vent?anni tu possa avere un?idea». Selene ha 25 anni, una laurea alla Bocconi e fa la consulente per le Nazioni Unite. La sua organizzazione, Youth Action for Change, è la prima al mondo a fare formazione gratuita e on line su volontariato, lotta alla povertà, diritti umani e processi di partecipazione. Da giovani per giovani: gli utenti e i volontari hanno tra i 15 e i 29 anni e vivono in 120 Paesi, per il 95% in via di sviluppo. Selene il volontariato del futuro lo sta creando: «Nei giovani degli anni 80 c?è l?idea che tutti possono essere soggetti del cambiamento. Non ci va di aspettare il governo o la grossa ong», spiega. «All?International Youth Parliament, nel 2004, mi sono accorta che avevamo tutti gli stessi problemi: come mettere in piedi un?organizzazione, trovare informazioni sui finanziamenti e i progetti. Ci sono molte opportunità, ma le istituzioni non sanno comunicarle ai giovani: usano canali vecchi, come la tv o i siti istituzionali, e snobbano le nuove tecnologie». Selene vive su skype e msn, e per lei attivismo e volontariato si fanno su MySpace e YouTube, con i cellulari, i podcast e i voicecast. Ma senza dimenticare la dimensione territoriale: cose concrete, come prendere la bicicletta per due mesi e girare il Kenya a sensibilizzare sull?Hiv.

Zero ideologia è invece la regola di Tommaso Migliaccio, 33 anni, giornalista, presidente di una onlus che debutterà il 5 dicembre, la Zenit Onlus. Si occuperà di salute dei migranti, con corsi di formazione per gli operatori socio-sanitari, servizi di mediazione linguistica, ambulatori dedicati per le donne musulmane e i cinesi. «Le organizzazioni tradizionali hanno un?impronta ideologica forte, che sia cristiana o umanitaria. Noi abbiamo un approccio pragmatico: non siamo né pro né contro l?immigrazione, sappiamo che c?è e preferiamo governarla piuttosto che subirla». Le chiavi per Tommaso sono due: non aver paura di pagare professionisti («altrimenti il volontariato diventerà un limbo per i pensionati») e trovare i canali giusti per la comunicazione («per noi le testate straniere»). E per tutti, addio al volontariato come parentesi nella vita: tutti i giorni, ovunque, comunque.


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