Cultura

Zizek, filosofo scomodo che comprende la realt

Recensione del libro "Benvenuti nel deserto del reale" di Slavoj Zizek.

di Domenico Stolfi

Slavoj Zizek è un filosofo fastidioso, perciò necessario. Spirito libero e pensante, ha il coraggio, in tempi di cinismo postmodernista o di manichesismo gradasso, di rispolverare una categoria, la dialettica, che i vari conformismi d?accademia hanno buttato impunemente nella spazzatura del pensiero perché colpevole, secondo loro, di tutte le nefandezze della modernità. Un esempio della necessità di un ritorno alla dialettica hegeliana, depurata però da certe ingenuità storicistiche e materialistiche, e ibridata, invece, con la psicoanalisi lacaniana, ce lo danno le fallaci analisi dell?11 settembre. Se da un lato, i sempre più bolsi teorici della società dei simulacri, Baudrillard in primis, vi hanno visto l?irrompere della ?realtà vera? in un mondo derealizzato dal trionfo delle tecnologie mediatiche, altri hanno preferito rifugiarsi nel più rozzo dei dualismi: quello della lotta del Bene contro il Male. Senza distinguo: o di qua o di là. In Benvenuti nel deserto del reale (Meltemi, 13 euro), Zizek batte altre vie e, tra dualismi e postmodernismi, rispolvera il pensiero dialettico con risultati degni di riflessione. L?11 settembre dovrebbe spingerci a identificarci coi nostri sintomi, a strutturarci hegelianamente come ?unità negativa?. Il negativo, la contraddizione va tenuta dentro di sé. Ciò conduce a una comprensione dialettica della realtà, evitando d?inventarsi nemici e capri espiatori.


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