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Media. Esperti e giornalisti a confronto a Nairobi. Africa, il buio dietro la notizia

Spiegazioni frettolose, parziali. Spesso sbagliate. L’Occidente capisce poco del Continente nero. Due associazioni kenyote offrono l’occasione di rimediare.

di Emanuela Citterio

Alle spalle c?è Ryszard Kapuscinski, ma anche Ilaria Alpi. Davanti, un continente ancora da raccontare. E l?esigenza di un?informazione approfondita e corretta. A Nairobi, in Kenya, dal 6 all?8 dicembre, saranno per la prima volta esperti africani a spiegare a un centinaio di giornalisti europei le ragioni profonde dei conflitti in Africa. L?iniziativa è partita da Koinonia community e Africa peace point, due organizzazioni non profit kenyane che lavorano nel campo dello sviluppo, dei diritti umani e dell?educazione alla pace. Ed è stata via via supportata da partner italiani, fra cui la Rai, la Federazione nazionale stampa italiana, l?Osservatorio sull?informazione Ilaria Alpi, e testate giornalistiche come Vita e Misna che hanno scelto di dedicare un?informazione puntuale al continente africano. I relatori della Conferenza internazionale sulle risorse e i conflitti in Africa di Nairobi saranno accademici, giornalisti, esperti di comunicazione africani che hanno giocato ruoli di primo livello nei processi di pacificazione e nella comprensione dei conflitti che hanno interessato il continente africano negli ultimi decenni. «L?obiettivo è stimolare i giornalisti di tutto il mondo a parlare dell?Africa in un modo sempre più corretto e approfondito», spiega Kizito Sesana, missionario comboniano da oltre trent?anni in Africa, fra gli ideatori della conferenza insieme a un gruppo di giornalisti africani. «Abbiamo scelto il tema dei conflitti e delle risorse o, meglio, dei conflitti generati dall?accaparramento delle risorse, perché ci sembra uno dei temi fondamentali e nello stesso tempo uno di quelli che non è spiegato sufficientemente bene all?opinione pubblica al di fuori dell?Africa». Negli ultimi dieci anni le guerre tra gruppi locali per il controllo delle risorse, complicate ed esacerbate da interessi esterni, hanno toccato, direttamente o indirettamente, le vite di più della metà delle popolazioni africane. «Tuttavia» afferma padre Kizito, «le spiegazioni date come ?standard? di questi conflitti spesso sono parziali, se non addirittura fuorvianti. Il primo caso che viene in mente è quello del Sudan: per vent?anni anche la stampa internazionale più qualificata ha presentato il conflitto sudanese come ?una guerra fra il Nord musulmano e il Sud animista e cristiano?. Uno slogan che sottintendeva tutta una spiegazione della guerra sudanese a dir poco insufficiente e, se presa alla lettera, totalmente sbagliata».Ma gli esempi si sprecano. Il conflitto che interessa il delta del Niger è finito sui media italiani per via del rapimento avvenuto lo scorso anno di tecnici italiani dell?Eni. Ma cosa sta dietro all?accaparramento del petrolio in questa e in altre regioni africane? Poi ci sono le immagini di lunghe file di profughi: in Somalia, o nella regione congolese del Kivu. Ma come si spiegano 370mila persone in fuga all?interno della Repubblica democratica del Congo, uno dei Paesi più ricchi di diamanti, oro, coltan e petrolio dell?Africa? «Inutile nasconderlo: un certo modo di fare giornalismo ?a piedi? non c?è più», afferma da Nairobi Enzo Nucci, direttore della sede aperta dalla Rai nella capitale del Kenya nel maggio scorso. «Detto questo, credo che la conferenza di Nairobi sia un forte richiamo a un?informazione di qualità, un importante punto di partenza per rilanciare il dibattito nell?era di internet e del giornalismo del gossip». Al termine della conferenza sarà assegnato il premio Kapuscinski al miglior reportage sull?Africa realizzato nel 2006. A conferire il premio sarà una giuria composta da giornalisti africani. Cosa che al reporter polacco sarebbe piaciuta molto…

Per saperne di più: Africa Peace Point

In onda

Qui Nairobi. Alla Rai dicono che il 2008 sarà l?anno della svolta per l?informazione dall?Africa. Inaugurata il 18 maggio 2007 a Nairobi, la sede Rai ha lavorato finora con difficoltà. Uno staff ridotto al minimo ma soprattutto pochi mezzi tecnologici. Che ora sono finalmente in arrivo. Compreso tutto il necessario per fare le dirette.


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