Cultura

Alzheimer: inefficaci i farmaci per ritardare l’insorgenza

Lo dicono i ricercatori dell'ISS

di Redazione

I farmaci usati per ritardare l’insorgenza della demenza di Alzheimer e di altre forme di demenza si sono dimostrati inefficaci. A questa conclusione sono giunti i ricercatori del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’ISS, coordinati da Roberto Raschetti, dopo aver condotto una revisione sistematica, pubblicata su Plos Medicine, di tutti i dati disponibili in letteratura provenienti dai trial clinici effettuati su pazienti affetti dal cosiddetto “deficit cognitivo lieve” (mild cognitive impairment – MCI), a cui sono stati somministrati farmaci inibitori delle colinesterasi (donepezil, rivastigmina e galantamina, i principi attivi approvati nel trattamento della demenza di Alzheimer lieve e moderata). In nessuno dei sei trial presi in considerazione, l’uso di questi farmaci ha significativamente ridotto il tasso di conversione dal MCI alla demenza.

Col termine MCI si indica quell’entità caratterizzata da problemi di memoria più gravi di quelli normalmente diagnosticati in persone della medesima età, ma che non mostrano sintomi di demenza. Le persone con MCI sono considerate ad alto rischio di sviluppare la demenza di Alzheimer.
Tuttavia, un problema messo in luce nel corso di questa revisione della letteratura scientifica è la mancanza di un accordo tra gli esperti circa la stessa definizione di MCI. Carenza che, unita all’inefficacia finora mostrata dagli inibitori delle colinesterasi, non ne giustifica, concludono gli autori della revisione, l’utilizzo nella pratica clinica.

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