Famiglia
Prostituzione: slitta il disegno di legge in Consiglio dei ministri
La discussione è rimandata alla prossima riunione di governo. Intanto la Papa Giovanni XXIII definisce la proposta "ingiusta, oscena e scaldalosa"
di Chiara Sirna
Il ddl sulla prostituzione, che avrebbe dovuto essere esaminato oggi in Consiglio dei ministri, è slittato alla prossima riunione di governo.
Tra le varie misure, il testo prevede una stretta contro i delitti di prostituzione coattiva, realizzati mediante costrizione, induzione o sfruttamento. Per questi reati ci sarà l’arresto obbligatorio in flagranza, nonchè pene interdittive. Previste poi ipotesi di confisca per colpire anche sotto il profilo patrimoniale il racket che spesso gestisce lo sfruttamento della prostituzione, da sei a 12 anni con multe da 20mila a 200mila euro.
Per quanto riguarda i clienti, invece, chiunque compia atti sessuali con un minore in cambio di denaro, è punito con la reclusione dai 6 mesi a 4 anni e con una multa non inferiore a 5164 euro. Se il fatto è commesso nei confronti di una persona che non abbia compiuto i 16 anni la pena è aumentata da un terzo alla metà. Il ddl prevede inoltre che l’autore del reato non possa invocare a propria giustificazione il fatto di ignorare l’età della persona offesa.
Contro il disegno di legge intanto arrivano accuse dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. Tra i primi punti contestati dall’associazione ci sarebbero ad esempio le cosiddette «zone a luci rosse».
Ma c’è di più. Contro quella che ad oggi viene definita una proposta «ingiusta, oscena, scandalosa e contraddittoria» e che ancora non è legge, l’organizzazione si è detta pronta ad avviare una raccolta di firme per indire un referendum abrogativo. E, ancor prima, a organizzare una manifestazione di protesta in piazza per il prossimo 22 dicembre. «Perchè asseriscono di voler punire i clienti delle baby prostitute under 16 – domadano provocamente i responsabili – mentre lo prevede già la legge n. 269 del 1998 modificata dalla legge n. 38 del 2006 che non fanno rispettare?».
“Il testo del governo – continuano a sostenere dalla Papa Giovanni XXIII – è contraddittorio perchè dichiarando non punibile l’attività di assistenza a persone che esercitano la prostituzione farebbero il regalo già da tempo ambito dai criminali che acquisterebbero appartamenti per affittarli alle loro schiave infiltrando le loro cooperatrici per continuare a sfruttare, con il bene placito della Stato, le ragazze schiavizzate».
Il ddl infine risulterebbe in contrasto con le norme internazionali: «Il Governo andrebbe contro se stesso – si afferma nel comunicato diramato – perchè nel 1966 , ratificando la Convenzione Onu del 1951 n.317, ha decretato con la legge n. 1173 che la prostituzione essendo un male in sé e per sé, va contro il valore e la dignità della persona umana e mette in pericolo il benessere dell’individuo, della famiglia e della comunità, e all’art. 2 punisce chiunque mantenga, diriga, amministri, contribuisca a finanziare una casa chiusa, o conceda o prenda in affitto, in tutto o in parte, un immobile o altro luogo ai fini dell’esercizio della altrui prostituzione. Anche la Corte di cassazione nel 2001 ha dichiarato favoreggiamento il riunirsi in due o più persone per l’esercizio della prostituzione».
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