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Class action, gli italiani la vogliono

Indagine di Unione Consumatori: il 63% degli italiani non si sente sufficientemente tutelato

di Redazione

La class action e’ utile. Anche perche’ il 63% degli italiani non si sente sufficientemente tutelato nei suoi diritti di acquirente e utilizzatore di beni e servizi: in una scala da 1 minimo a 10 massimo il voto medio e’ pari a 4,5, con solo il 18% che da’ voti da 7 a 10. E’ quanto emerge da un’indagine demoscopica (1.008 interviste telefoniche) realizzata da Astra Ricerche commissionata dall’Unione Nazionale Consumatori, con il contributo dell’Ipi, in occasione dell’evento che si e’ svolto oggi a Roma in memoria del suo fondatore Vincenzo Dona. L’insoddisfazione, rileva l’indagine, e’ maggiore della media tra i responsabili degli acquisti familiari, tra i 35-64enni, al sud, nei comuni tra i 30mila e i 250mila abitanti, nelle fasce socio-economiche superiori oltre che nel ceto medio impiegatizio. Per quanto riguarda la Class Action, la notorieta’ della futura possibilita’ di azione collettiva era propria a meta’ ottobre 2007 del 28% degli ultra14enni (al di sopra della media gli uomini, gli ultra44enni, i residenti nel nord-est e nelle regioni ‘rosse’ del centro oltre che nelle metropoli, i laureati, i ceti superiori e quello medio impiegatizio cosi’ come i pensionati e i capifamiglia). Nel caso di partecipazione con altri a un’azione collettiva volta a ottenere il risarcimento di un danno subito, il 50% si rivolgerebbe alle associazioni di tutela del consumatore, il 44% ad avvocati-studi legali, il 25% a sindacati, la stessa percentuale a comitati spontanei di cittadini, il 13% a Camere di commercio.

Per quanto riguarda la conoscenza e la valutazione di una serie di recenti liberalizzazioni: una sola, la vendita dei farmaci da banco non solo in farmacia, e’ nota alla quasi totalita’ del campione (94%), mentre le altre cinque sono totalmente ignote al 23% (assicurazioni auto), al 31% (chiusura dei conti correnti bancari e passaggi di proprieta’), al 32% (taxi e trasporti). Nel merito, i conoscitori danno sempre un giudizio largamente positivo: nell’ordine, per i passaggi di proprieta’ (79%), la chiusura dei conti correnti bancari (77%), i taxi (73%), le assicurazioni auto (72%), i trasporti (70%) e la vendita dei farmaci da banco non solo in farmacia (69%). Quanto al futuro, la nuova liberalizzazione indicata spontaneamente come piu’ importante e urgente e’ quella totale dei prezzi e delle tariffe (10%), seguita da quella dell’energia (7%) e da quella della vendita dei carburanti (4%). Secondo gli intervistati, i settori nei quali la difesa del consumatore e’ infima sono quello dell’alimentazione-bevande (58%), dell’energia (34%), della salute-sanita’ (25%), dell’abbigliamento (20%), dei prezzi-tariffe (13%), della telefonia/Tlc (10%). La tutela dei consumatori, cioe’ la garanzia della qualita’ e della sicurezza dei prodotti e del rispetto delle leggi con assistenza a coloro che vogliono far valere le loro ragioni, vede, in ordine decrescente, sei soggetti dominanti: le forze dell’ordine (66%); alcune trasmissioni tv (56%); alcune categorie specializzate (medici, veterinari, nutrizionisti, commercialisti: 56%); alcune associazioni di consumatori (52%); l’Ue (49%); alcuni giornalisti (Vianello, Lubrano, Angela: 46%); alcune organizzazioni ambientaliste (45%).

Seguono le authorities (Autorita’ della concorrenza e del mercato, per la privacy, dell’energia, delle comunicazioni: 36%); alcuni sindacati (36%); la magistratura (35%); le Regioni e gli enti locali (32%); alcuni giornali specializzati (29%); i mass media (29%); alcuni ministeri (Agricoltura, Industria, Sanita’, 27%); alcuni blog (come quello di Grillo: 24%); alcuni politici (22%); alcuni partiti politici (18%); il governo (17%). Nel commentare il provvedimento sull’azione collettiva attualmente all’esame del parlamento, il segretario generale dell’Unc, Massimiliano Dona ha sottolineato che ”l’introduzione della class action non puo’ piu’ essere fermata perche’ e’ la gente a volerla come meccanismo di riequilibrio di un mercato che, a oggi, favorisce nettamente produzione e distribuzione in danno dei consumatori. Il testo -ha aggiunto- e’ certamente perfettibile, ma le proposte di emendamento non devono mettere a rischio il percorso di approvazione della class action”. Nel merito, ha spiegato Dona, ”condividiamo l’opportunita’ di un filtro che precluda le azioni pretestuose: anzi, se sara’ lo stesso giudice a fare questo preventivo esame, il proponente avra’ un maggiore peso contrattuale per indurre l’impresa scorretta ad accettare una transazione che eviti i tempi lunghi di un intero processo. Ci stupisce pero’ che Confindustria consideri la class action come una dichiarazione di guerra all’intero mondo imprenditoriale: in questo modo -ha sottolineato- sembra auto-denunciarsi, ammettendo evidentemente che alcune aziende attuano comportamenti scorretti che meriterebbero il ricorso a quello che e’ solo uno strumento di reazione e non certo di attacco”.


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