Politica

Aperti a Padova gli Stati generali dell’Enaip

Formazione professionale: le Acli chiedono a governo e regioni la convocazione di una conferenza nazionale

di Maurizio Regosa

Aperti a Padova gli Stati generali della formazione professionale, organizzati dall?Enaip, l?ente storico di formazione professionale delle Acli, nell?ambito della VI Assemblea nazionale delle imprese e dei servizi delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani. nel corso della manifestazione sono previsti gli interventi di assessori competenti per la formazione di diverse Regioni. Per il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, il direttore generale per le politiche di orientamento e formazione Vera Marincioni. Per il Ministero della Pubblica istruzione il direttore generale dell?ufficio studi e ricerca Fiorella Farinelli. Le Acli, che hanno fatto da oltre 60 anni della formazione professionale una delle ragioni fondamentali della propria presenza nella società italiana, denunciano «una situazione per più aspetti insostenibile», «disomogenea e frantumata per il mancato coordinamento tra Governo, Ministeri competenti e Regioni», e chiedono pertanto con urgenza la convocazione da parte delle Istituzioni coinvolte di una Conferenza nazionale sul tema della formazione professionale. Una prima risposta, positiva, è giunta dal ministro del Lavoro Cesare Damiano. «La formazione professionale ? spiega in un comunicato Vincenzo Menna, presidente dell?Enaip ? vive uno stato di abbandono da oltre 10 anni. Non si è riusciti a creare un vero sistema unitario di offerta formativa complementare, eppure diversificata da quella scolastica. L?impiego delle risorse pubbliche è sfuggito ad ogni programmazione, orientandosi in centinaia di differenti progetti regionali, a volte incapaci di costruire sistemi territoriali efficaci. La situazione è oggi persino aggravata dall?applicazione dell?obbligo d?istruzione fino ai 16 anni, laddove non si è resa praticabile nei fatti la formazione professionale quale una delle opzioni possibili del biennio. Il rischio è che la moltiplicazione dei modelli regionali aumenti la distanze e le disparità territoriali».


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