Non profit

Autistici adulti: malati soli, famiglie disperate

Psichiatria. Mancano servizi dedicati. E i caregiver scoppiano.

di Chiara Sirna

Una condanna a nove anni (ma niente carcere, almeno per ora) per aver ucciso, a giugno, il proprio figlio autistico di 27 anni dopo l?ennesima lite, l?ennesima giornata di solitudine. Così ha deciso, l?8 novembre scorso, il Gup di Palermo, respingendo le tesi dell?accusa che aveva chiesto trent?anni di reclusione per il padre assassino, un medico di 59 anni. Motivo della decisione: è uno di quei casi per cui «servirebbe la grazia». In Italia soffre di autismo un neonato ogni 500, ma c?è chi abbassa la soglia a 145, chi invece – e pare con il metodo più accreditato – a 167. Ma quanti che siano gli autistici nel nostro Paese, qualcosa di oggettivo c?è: mancano servizi specializzati, soprattutto per i malati adulti. Una situazione drammatica ma spesso sottovalutata, ben nota soltanto a famiglie e associazioni, e a cui si dedica un frettoloso commento solo nel caso si arrivi alla tragedia. Certo, alcune Asl si sono attrezzate di propria iniziativa per avviare sportelli dedicati, e lo stesso vale per alcuni centri di ricerca universitari, ma di fatto l?emergenza resta altissima, in tutta Italia. Basti pensare che le residenze per autistici adulti in Italia si contano sulle dita di due mani (letterale: sono meno di dieci), e non si fa fatica a elencarle. L?ultima è sorta a Quarrata, in provincia di Prato, guidata dalla Fondazione Opera Santa Rita, specializzata da tempo sull?autismo; un?altra è gestita a Roma dalla cooperativa Oikos, che si occupa anche di alcune case famiglia; due residenze sono nate in Abruzzo, a Vasto e L?Aquila, in collaborazione con la Fondazione Il Cireneo onlus; una in Lombardia (Cascina Rossago) e l?ultima a Pordenone, ma offre solo alloggi temporanei, ossia vacanze-sollievo per le famiglie. Per il resto, il vuoto assoluto. A confermare l?emergenza è una (l?unica, anche qui) ricerca epidemiologica di settore, promossa da Autismo Toscana su tutto il territorio regionale. Sono 670 i bambini autistici rintracciati nei registri delle aziende sanitarie locali, appena 75 gli adulti. Solo tre Asl su 12 hanno dichiarato di avere dati che riguardano persone con un?età maggiore di 25 anni, nessuna però ha in carico una persona autistica con un?età superiore ai 44 anni, né sa fornire il nome di uno psichiatra dedicato. «Dopo i 18 anni? In bocca al lupo», scherza amaramente il presidente dell?associazione toscana, Marino Lupi. «Le famiglie vengono abbandonate a se stesse. Non ci sono servizi, le Asl non sanno nemmeno quanti e quali siano i malati. E il numero di residenze è ridicolo». «Solo adesso», continua Lupi, «si sta iniziando a cercare delle soluzioni». Dipartimenti sanitari locali, Regioni e ministero della Salute si sono infatti accorti dell?emergenza. Tanto che è appena stato avviato un tavolo nazionale, che dovrebbe portare alla definizione di linea guida sull?autismo. Ma è ancora tutto in itinere. Intanto le famiglie fanno i conti con il presente. «È una scelta, quella di fare liste specifiche per gli adulti», spiega Carlo Hanau, docente di Economia della sanità a Bologna ed esponente dell?Agsa – Associazione nazionale genitori soggetti autistici. «C?è chi si sta attrezzando e chi no. Il vero problema sono i buchi di bilancio in sanità, che poi producono i drammi della solitudine di cui si legge sui giornali».

La denuncia

Autistici adulti abbandonati a se stessi: a lanciare il sasso, con un?email in redazione, è stata una cooperativa romana, Autismo e Futuro. «Superati i 18 anni i malati entrano in una sorta di limbo», ha detto a Vita il presidente, Antonio Altomari. «Non c?è nessuno che li prenda in carico, non ci sono servizi specializzati, tutto grava sulle spalle delle famiglie».
<a href="http://www.autismoefuturo.it">Autismo e Futuro</a>


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA