Formazione

SJ. Innovare per crescere così continueremo a tracciare la strada

Le sfide del futuro raccontate da Johnny Dotti, presidente di CGM

di Maurizio Regosa

Sogniamo un welfare diverso: solidale, comunitario, territoriale, partecipato. A questo progetto subordiniamo le nostre strategie. Ora siamo un gruppo cooperativo, ma la mission rimane quella». Così Johnny Dotti, presidente del consorzio di cooperative sociali Cgm, che festeggia a Riva del Garda i suoi primi vent?anni.

Vita: Una convention di celebrazione o di svolta?
Johnny Dotti: La svolta vera risale a Montecatini, al 2005, quando abbiamo presentato il marchio Welfare Italia, con cui ha cominciato a diventare visibile l?idea del gruppo cooperativo, di un coordinamento di diverse società, mentre si rafforzava il network di relazioni che ha dato origine a partecipazioni societarie molto articolate e convergenti verso il nostro progetto di un welfare.

Vita: Il programma è molto articolato…
Dotti: Costruito su tre paradigmi. Il primo riguarda gli workshop, che non sono frutto di ipotesi ma momenti di riflessione sul lavoro condotto. Sono un rilancio di pensiero e riflessione partendo da opere concrete. Il seminario sul lavoro penitenziario, per esempio, ha alle spalle un lavoro reale condotto sui territori. Lo stesso discorso vale per i 250 asili nidi di Pan.

Vita: Gli altri paradigmi?
Dotti: Dialoghi, dove si enfatizza la dimensione strategica dell?incontro. E poi le riflessioni, che non saranno giocate a una voce sola ma saranno spazio di apertura. E qui vorrei sottolineare che partiamo dall?educazione, passiamo ai beni comuni per arrivare alla libertà. Non è un caso. Si potrebbe dire che non c?è educazione senza libertà, ma non c?è libertà senza bene comune. Ed è già un?interpretazione.

Vita: Perché puntate sull?educazione?
Dotti: La vocazione educativa, riferita alle persone adulte, è essenziale nell?identità delle cooperative sociali Cgm. Siamo ?naturalmente? sistemi educativi. Non solo quando facciamo inserimento lavorativo. I consigli di amministrazione, le assemblee: momenti di partecipazione e di formazione permanente. L?idea è rilanciare in modo forte questa componente.

Vita: La forma organizzativa non cambia la mission, insomma.
Dotti: Assolutamente no. La rende un po? più solida nel presente e dà più prospettiva nel futuro, dal punto di vista imprenditoriale. Le società di scopo non hanno sminuito la centralità dei territori.
Vita: A Riva ne presenterete di nuove?
Dotti: Alcune sono in stato nascente: la Fondazione per l?impresa sociale, che ha un suo seminario, e la società per il ?dopo di noi? costituita con Anffas.

Vita: In questa convention Welfare Italia assume sempre più peso.
Dotti: Dietro quel marchio c?è un nuovo patto fra soci, sul quale faremo il punto. A proposito di capitalizzazione, del corso dirigenti, della vocazione dei consorzi a essere consorzi di comunità.
Vita: Qual è la situazione?
Dotti: Direi buona. Continuiamo a crescere: nel 2006, +13-14% in termini di fatturato; anche l?operazione di aumento del capitale delle cooperative della rete sta procedendo (attorno al 22%). Se ragionassimo in termini di fatturato consolidato, vedremmo tutti gli indicatori in aumento.

Vita: Non ci sono criticità?
Dotti: Stiamo facendo un po? di fatica sul lancio della mutua. Mi sarebbe piaciuto avere dati maggiormente convincenti in questo senso.
Vita: Un gruppo cooperativo in movimento?
Dotti: Cgm è un luogo d?innovazione. In questi anni abbiamo stimolato molti cambiamenti al nostro interno: la logica dei consorzi e dei marchi, le società di scopo. Hanno avuto riflessi importanti nella vita del consorzio ma, visto il suo ruolo, anche sull?intera cooperazione sociale. Cgm esiste perché c?è la cooperazione sociale in generale. Ma è vero anche che la cooperazione sociale in generale risente delle scelte che fa Cgm.


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