Volontariato

Le strade killer dimenticate dai sindaci sceriffi

Continua l'escaltion degli incidenti nelle grandi citt

di Maurizio Regosa

Le statistiche parlano più chiaro della demagogia: se c?è un?emergenza nelle città italiane non ha a che fare con i lavavetri, bensì con l?asfalto. Sono moltissimi, troppi i morti sulle strade cittadine, gli invalidi gravi, i feriti. Una strage quotidiana della quale non si parla. Perché scomoda, poco mediatica e assai impopolare.

Bollettino di guerra
Eppure all?Anci, l?associazione nazionale dei Comuni italiani presieduta da Leonardo Domenici, sindaco di Firenze che ha dato il via all??acchiappa-lavavetri?, dovrebbero saperlo: nelle città si sono contate, nel 2004 (secondo l?ultima statistica nazionale disponibile organizzata su base municipale), 1.396 vittime dell?asfalto. Cifra che secondo l?Istituto superiore della sanità dovrebbe salire a 1.487 (contando le morti avvenute qualche settimana dopo l?incidente).

Risalendo verso nord, a Firenze hanno contato 28 morti, 6.923 accessi al pronto soccorso e 69 invalidi. Cifre analoghe nell?amministrazione Cofferati: a Bologna 33 decessi verbalizzati entro 30 giorni dall?incidente, con 668 ricoveri. Né è andata meglio alla città di Chiamparino: l?Iss stima che a Torino gli invalidi gravi siano stati 176 (con 70 morti e 1.336 ricoverati). E se i dati sono meno allarmanti per Bolzano (7 morti), Cagliari (2), La Spezia (5), il trend negativo è confermato dagli altri comuni: a Napoli 48 verbali di decesso con 971 ricoveri (ma secondo l?Iss 12.780 persone sono finite al pronto soccorso). Numeri impressionanti anche per Palermo: 44 vittime, 890 ricoverati, 117 invalidi gravi.

Guardando alle città più grandi, per le quali sono disponibili statistiche più recenti, nel solo comune di Roma, nel 2006, ci sono stati 42.786 incidenti, con 222 morti e 449 feriti con prognosi riservata. A Milano nello stesso anno, 26.150 incidenti, con 92 morti e 214 prognosi riservate. E il trend, come mostra la tabella sopra, sembra non essersi arrestato nemmeno nei primi mesi del 2007.
Il paradosso è che mentre per i lavavetri si fa un vertice da Prodi, per i 1.396 morti e 3.717 invalidi gravi del 2004 (e per quelli degli anni successivi,) ci si limita a un inerte fatalismo.

Sindaci, fate due conti
Ma se fosse colpa del destino, come spiegare che percentualmente muoiono molti più uomini? E che fra i maschi le età più a rischio siano attorno ai 17-20 (leggi: motorino o scooter) e 30-40 (cioè notti brave)?

E come commentare il fatto che in Europa, laddove sono state messe in atto strategie mirate, il numero degli incidenti urbani è calato? Del resto è la Consulta nazionale sulla sicurezza stradale a denunciare, nel Libro bianco pubblicato in aprile, che «gli incidenti stradali sono il risultato di scelte di politiche infrastrutturali e dei trasporti e che, conseguentemente, è possibile ridurre il numero delle vittime attraverso opportune politiche di sicurezza stradale». Parole sante.
Che però non sono troppo ascoltate: i sindaci nostrani, se sapessero fare due conti, scoprirebbe una ragione in più per impegnarsi contro l?asfalto killer. E cioè il risparmio.

È sufficiente scorrere l?elenco delle prime dieci diagnosi di trauma derivato da incidente stradale per farsi un?idea delle spese sostenute dalla collettività. Secondo l?Iss, se le lesioni intracraniche (il 9,3% dei casi) costano mediamente 2.185 euro, la frattura della tibia e della fibula (che si assesta sul 7%) fa spendere alla collettività circa 3mila euro. Mentre un ?semplice? stiramento (4,9%) equivale a 1.600 euro e una frattura delle ossa del viso (il 3,2%) richiede una spesa di circa 2.800 euro, il trauma cranico può spingersi fino ai 4.834 euro. Domenici, provi lei a moltiplicare i ?suoi? 526 ricoverati anche solo con mille euro procapite. Scoprirà una spesa assai consistente, risparmiando la quale avrebbe un po? di risorse per avviare, ad esempio, progetti sociali a favore dei lavavetri. Vuol mettere l?efficacia?

Soluzioni cercansi
I controlli non mancano (ancora troppo pochi: vedi il box su Roma), ma non bastano. Servono la manutenzione delle strade e la visibilità e l?illuminazione, ma occorre soprattutto che la cultura della sicurezza sia condivisa e che i comportamenti scorretti e quindi pericolosi siano indicati come tali da chi ha responsabilità di governo.

Qualche passo avanti, per esempio, lo si farebbe accogliendo le proposte della Fondazione Luigi Guccione – Ente morale Vittime della strada, che ha dato il via a una raccolta di firme per presentare una proposta di legge d?iniziativa popolare per l?istituzione di un?Agenzia nazionale per la sicurezza stradale e per l?assistenza alle vittime della strada. La fondazione ha avanzato pure alcune proposte per la Finanziaria 2008: destinare il 70% dei proventi delle multe alla sicurezza, potere di controllo da parte dei prefetti sulla pericolosità delle strade, costituzione di un centro di assistenza nazionale per le vittime della strada, rifinanziamento del Piano nazionale della sicurezza. Altro che lavavetri.


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