Volontariato

Atleta paralimpico crea protesi per il piede low cost

L'idea e' di Daniele Bonacini, ingegnere, presidente dell'associazione 'Disabili no limits' e da poco imprenditore a capo dell'azienda Roadrunnerfoot Engineering

di Redazione

Una protesi ipertecnologica per il piede, ma a basso costo, fra i cinque e i 10 euro, da esportare nei Paesi africani e del Medioriente, dove 1.500 persone ogni mese rimangono ‘vittima’ di mine antiuomo, perdendo nei casi piu’ fortunati uno o entrambi gli arti inferiori. L’idea e’ di un atleta paralimpico italiano, Daniele Bonacini, ingegnere, presidente dell’associazione ‘Disabili no limits’ e da poco imprenditore a capo dell’azienda Roadrunnerfoot Engineering, nata su spin off del Politecnico di Milano. “Siamo in attesa di ottenere il brevetto su questo piede stampato a iniezione -ha detto a margine di un incontro sulle disabilita’, organizzato oggi a Roma da Federsalute- e di perfezionare gli accordi con le organizzazioni di volontariato e l’Unicef per offrire alle fasce colpite la possibilita’ di riacquistare l’uso delle gambe, con protesi complete che non superino i 200 euro di costo”. Bonacini ha gia’ brevettato un piede ‘da corsa’, che verra’ indossato da atleti disabili alle Olimpiadi di Pechino nel 2008, e uno ‘da camminata’, sempre ‘low cost’: il suo prezzo e’ di circa 700 euro. “L’idea alla base della nostra impresa -spiega- e’ progettare e produrre ausili a costo inferiore, in modo da rendere la tecnologia accessibile a chi ne ha bisogno”

”In Italia -continua Bonacini- non e’ presente, a differenza degli altri Paesi europei, un’azienda che produca questo genere di strumenti: siamo dunque obbligati a importarli o a ‘ospitare’ filiali straniere di imprese high-tech nel nostro territorio, con un ricarico dei costi che a volte sfiora il 70%. Denaro che va interamente sulle spalle dei clienti, in questo caso disabili. In questo Paese chi si puo’ permettere di acquistare una protesi da 20 mila euro, come il ginocchio elettronico, lo fa e riguadagna la propria vita, altrimenti si e’ condannati a sofferenza. Mentre in Germania, ad esempio, e’ un ausilio che viene passato gratuitamente”. L’iniziativa dell’ormai ex-atleta, “perche’ da quando c’e’ questo nuovo progetto -racconta- lavoro 14 ore al giorno”, non si ferma comunque al Terzo mondo. Con la sua associazione Bonacini si occupa anche di avviare allo sport giovani disabili, informare sui diritti e sui servizi di cui dovrebbero godere tutti questi pazienti e sensibilizzare le Istituzioni sul da farsi per migliorare le condizioni dei disabili italiani.


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