Formazione

Servizio civile, Cesc: “Gli sciacalli della politica lo stanno rovinando”

Durissima presa di posizione del Coordinamento enti servizio civile

di Redazione

La realta’ del servizio civile e’ presa di mira dagli “sciacalli del sottobosco politico” che puntano ai 433 euro di rimborso mensile assicurati ai giovani per promettere posti di “semilavoro” e innescare un sistema di raccomandazioni per accedere al servizio. E’ il Cesc, Coordinamento enti servizio civile, a lanciare l’allarme sul “virus” che rischia di rendere il servizio civile “merce di scambio politico”. ”Abbiamo avuto una serie di segnalazioni da parte dei giovani. In alcuni contesti sociali -dice Michelangelo Chiurchiu’, presidente del ‘Cesc project’- ci sono sciacalli del sottobosco politico che approfittano della situazione in modo becero e vigliacco, utilizzando il servizio civile come una sorta di semi-lavoro nei confronti di chi ha bisogno di trovare un’occupazione”. “Nessuna struttura di gestione -rilevano i rappresentanti degli enti nel corso della presentazione di un’indagine sui giovani impegnati nel servizio civile- e’ indenne da pressioni, da richieste piu’ o meno legittime”. Si tratta, sottolinea Chiurchiu’, di “un virus che e’ presente e cresce soprattutto nelle amministrazioni pubbliche. Esso rischia di snaturare per sempre l’identita’ del servizio civile, di minare la fiducia dei giovani che si avvicinano a questa esperienza, di soffocare la speranza di coloro che vedono in questo percorso un modo nuovo di saldare, o forse piu’ corretto dire ricostruire, il difficile rapporto tra cittadini ed istituzioni. Dobbiamo sapere dire un no deciso ai nomi dei giovani che prima delle selezione sono gia’ selezionati: non per merito ma perche’ quei nomi rispondono a ben altre logiche”.

Il Cesc propone quindi “che in tutte le Regioni sia avviata una consulta di Enti” che valga come “luogo di controllo e di autocontrollo di possibili abusi e cattive gestioni”. Si tratta di “incrementare il sistema dei controlli sui progetti di servizio civile in atto soprattutto in quei territorio dove sembra evidente la sproporzione tra il numero dei volontari e la natura dei progetti o quantomeno delle attivita’ previste”. Ogni Regione dovrebbe “rendere ancora piu’ trasparente questa operazione” indicando un certo numero di valutatori per formare un albo nazionale.


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