Sostenibilità

Il meglio del Social Forum. Siam attivisti anzi, Artivisti

Il divario fra nord e sud del mondo si colma anche con la creatività. Da indossare, suonare, appiccicare sui muri. Come hanno fatto i 500mila di Firenze.

di Carlotta Jesi

“Sono la lolita anoressica spalmata sulle vetrine della Sisley o la precaria spalmata sulla tastiera dodici ore al giorno?”. A chiederlo, sotto il loggiato di piazza Santissima Annunziata, è una sagoma di cartone coperta di foto di moda creata dai ragazzi di Newroz, spazio antagonista toscano. E non c?è José Bové, Gino Strada, Susan George o altro leader new global che in tutta Firenze possa rispondere alla loro provocazione. Un po? perché al movimento il parere dei leader interessa sempre meno. Un po? perché l?antiglobalizzazione, al Social forum, è diventata un?arte. Bande laboratorio Da indossare, come le giacche in gomma piuma e grandi fiori di cartapesta che sbocciano in faccia alla polizia create negli atelier spagnoli di Pret a Revolter. Da appendere ai muri, come il McAfrika poster dell?Autonoom Centrum olandese: una savana in bianco e nero con profughi in marcia, il logo di McDonald?s e lo slogan everywhere a good time. Da suonare, come le trombe lucide della Banda degli ottoni a scoppio di Milano che s?è esibita in Palestina e in Toscana s?è data appuntamento con l?Express band di Monaco, l?Infernal noise brigade di Seattle, i Fiati sprecati e i Suonatori terra a terra. Obiettivo: «Fare politica mostrando alle persone come si può stare bene. Le bande sono innanzitutto un laboratorio di rapporti umani diversi: ci si accorda, senza un direttore e senza cancellare le differenze», spiega Pierre. «Mica bisogna per forza suonare O bella ciao. Politica si fa anche insegnando a godersela». Oppure colmando con la fantasia il gap di ricchezza, tecnologia, Pil pro capite e farmaci salvavita fra Nord e Sud del mondo su cui si arrovella l?intero Social forum. Come fa Katharina Mouratidi, che è arrivata da Berlino per raccogliere in un libro i ritratti dei partecipanti al Forum e le loro proposte per una globalizzazione partecipata. O Michel Pellatone: espone collage sulla carta moneta della Banca nazionale svizzera usando fili di lana equosolidale come indici di Borsa alla stazione Leopolda. Spazio che nei giorni del Social forum ospita anche Adbuster. Rivista, Media Foundation, agenzia di comunicazione e sito Internet dedicato al culture jamming: la decostruzione di pubblicità commerciali inventata negli anni 80. E oggi rivista e corretta da uno dei gruppi new global più interessanti del Social forum: Yo Mango. Diventa il tuo media Mango come una marca di vestiti molto famosa in Spagna. E mango come ?rubo?, nello slang della calle. Sommate i due significati e scoprirete il dna di questi attivisti che al summit di Barcellona rubavano vestiti di marchi famosi per darli ai poveri e a quello di Firenze lanciano un proprio brand. «Come tutte le marche, proponiamo uno stile di vita», spiega Ana. «Siate felici, vergognosamente felici. Distruggete la logica del consumo ribaltando i canali di distribuzione». Yo Mango, proclamano centinaia di adesivi verdi che tappezzano la città, restituisce il senso del dono. E a chi domanda se tutto ciò sia legale, Ana risponde così: «Si tratta di inventare gesti che, ripetuti, aprano nuovi mondi in cui abitare». Il gesto più urgente, per molti attivisti, oggi sembra essere la costruzione di mezzi di comunicazione indipendenti. Portali di Internet, innanzitutto. Dal francese www.samizdat.net che pubblica notizie sociali e insegna ad homeless e prostitute come far sentire la propria voce su Internet, a openDemocracy. Un canale multimediale di controinformazione che per molti è un esempio di globalizzazione positiva: redazione a Londra, corrispondenti nei 5 continenti, 40mila lettori-finanziatori di 124 Paesi che garantiscono sull?indipendenza delle informazioni. Per non parlare di Sarai comunità non profit lanciata nel 1998 a Deli dal Centre for Study of Developing Society per discutere di free software, media attivismo e riqualificazione urbana. Dal web alle televisioni: se Rai e Mediaset non trasmettono i lavori di conferenze e workshop del Forum, ci pensano quelli di Hub tv che hanno occupato la frequenza Uhf canale 60. O la tv di Oneworld che si guarda su Internet. Oppure gli operatori di Orfeo, la tv locale a zero inquinamento magnetico, che a Firenze prendono contatti per realizzare una rete nazionale di televisioni di strada. Progetti destinati a restare in una nicchia? Gli altri mondi possibili È presto per dirlo. Ma proprio mentre Giulietto Chiesa, ideatore del progetto Megachip, spiega che bisogna far passare i contenuti del Forum sui media tradizionali, la Fortezza da Basso si riempie di copie di Positive News: magazine trimestrale pubblicato nel Regno Unito, in 60mila copie, dall?omonima casa editrice non profit che divulga solo buone notizie social. Tra i giornali indipendenti a Firenze s?è distinto anche Social Press: per farlo nascere, spiegano i reporter del Social forum di Milano, «sono occorsi 1 litro di inchiostro, 2 risme di carta, 1.000 ore di collegamento a Internet, 818 caffè e 2 chili di cous cous». Visti i risultati, verrebbe da credere che, anche per il mondo dei media svenduto alla politica e alla pubblicità, possa valere la massima scritta su un muro dello spazio di sperimentazione Hub: «L?unica legge è il desiderio». Di certo questa legge è servita per costruire i tanti piccoli pezzi di un mondo più sostenibile in mostra a Firenze. Come gli ecovillaggi: comunità urbane e rurali che promuovono uno sviluppo dal buon impatto socio-ambientale oggi riuniti nel Global Ecovillage Network che conta 100 comunità tra Europa e Africa, 80 in Oceania, oltre mille tra Nord e Sud America, diverse migliaia in Asia. Piccoli mondi più giusti si trovano anche online. Sul sito Republic of the Earth per esempio, dove si entra nella Repubblica della terra: un mondo governato dagli abitanti del pianeta che commerciano in Dahana, una moneta coniata per ridistribuire la ricchezza che non produce interessi e ha un volume monetario determinato solo dalle necessità di scambio. All?indirizzo popcafe invece, abitano quelli di Pop point of presence: un?associazione per la salvaguardia ambientale che raggruppa 9mila soci, in gran parte architetti, che promuovono la crescita di una cultura ecologica attraverso progetti artistici e architettonici come la manifestazione Sustainability Artennvironmental Architecure, una manifestazione che si terrà proprio a Firenze nel maggio 2003.


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