Cultura

“Avete la forza per continuare senza di me”

Il discorso di addio del vescovo Bregantini

di Redazione

Sono innanzitutto commosso da tanta accoglienza. Voglio farvi gli auguri per quello che rappresentate, per quello che avete fatto nei vostri territori e state facendo. In particolare gli auguri sono rivolti al Goel, che è nato in questi anni, e al Consolida di Trento, che è stato il primo organismo con cui ci siamo rapportati. Sono stato molto incerto se venire, dopo questo terremoto, inaspettato per la mia vita. Avevo già annullato l?impegno, poi Vincenzo Linarello mi ha convinto, mi ha convertito dicendomi: «Se tu non vieni, dentro di te e anche all?interno del nostro mondo prevarrà l?aria della smobilitazione?». Le cose però non smobilitano, continuano. Le cose fatte bene in queste anni non finiscono. In questi giorni ho molto pensato a un?immagine del mondo agricolo, l?albero, che va potato ma non tagliato. Ecco la partenza del vescovo non significa il taglio dell?albero, né della cooperazione né delle iniziative. Una potatura sì, una potatura che sarà salutare e forte. Gli amici continueranno le tante iniziative di Goel, questo consorzio che si innesta nel vostro consorzio. Queste radici sono storiche, solide, forti. Hanno bisogno ancora di essere sostenute. Questo sì. Ma in questi anni la forza nostra sono state le realtà laicali, le realtà ecclesiali di base che hanno superato tutte le difficoltà. Faccio solo un esempio: in una delle cooperative, lo scorso anno, un attentato con un diserbante ha compromesso i lavori. Ebbene, tutti voi ci siete stati vicinissimi. Avete colto l?importanza di una linea cooperativistica, di un inserimento e di una presenza nel territorio. E che è successo? Che ci è arrivato il doppio delle spese per ripristinare la situazione. Soprattutto è stata una dimostrazione di solidarietà. Attraverso tutte le realtà ecclesiali e sociali d?Italia si è visto che il male si è trasformato in bene. Quando il consorzio, la realtà cooperativistica, le iniziative sociali – lo possiamo dire con fierezza e gratitudine – sono bene inserite in un territorio, non c?è male che possa resistere. Anzi: queste realtà si rafforzano di fronte alle forze del male esterno. Questo è quanto noi ora, guardando avanti, vi chiediamo: di mantenere costante la presenza, di mantenere forte la voce del Sud in generale, la voce della Calabria e della Locride. Ci ha sempre sostenuto un?immagine dolcissima, diventata icona non solo di preghiera, ma anche di azione. Quella di Ruth. La famiglia di Elimelech da Betlemme emigrò nella zona di Moab, ricca di grano. Lì Elimelech morì. I suoi due figli, che nel frattempo erano cresciuti e si erano sposati, morirono anch?essi. Rimasero le tre donne: l?anziana ma vitale Noemi e le due nuore, Ruth e Orpa. A quel punto Noemi, che vuol dire ?dolcezza?, disse alle due donne: «chiamatemi Maar, amarezza». «Tornate a casa, io non ho altri figli da darvi», disse Noemi. La prima nuora baciò la suocera e disse «grazie». Si chiamava Orpa che vuol dire ?colei che mostra le spalle e se ne va?? «Torna anche tu», dice Noemi a Ruth. «No», risponde Ruth, «io ti seguirò ovunque andrai, il tuo popolo sarà il mio popolo, il tuo Dio sarà il mio Dio. Nulla al di fuori della morte ci separerà». Ruth vuol dire ?amica fedele?. Non siate mai Orpa, siate sempre Ruth nella vostra vita? Ruth va a raccogliere l?orzo, una delle risorse che anche noi in questi anni abbiamo riscoperto e rilanciato come prodotto tipico della Calabria, e colpisce il padrone del campo, che si chiama Booz. Quella di Booz non è solo una presenza di amore. Ma soprattutto è una presenza imprenditoriale. Booz è il Goel. Da qui il nome con il quale abbiamo chiamato il nostro consorzio. Goel vuol dire ?che si prende cura dell?altro?. Che assume la pena dell?altro come fosse propria. Con intelligenza, imprenditorialità, volontà costruttiva, capacità di dare risposte effettive ai problemi. Ecco perché l?abbiamo voluto chiamare così. Ed è un nome bellissimo. Anche voi siate sempre Goel, siate sempre coloro che prendono a cuore la storia dell?altro. Ed è il secondo augurio che vi faccio. Tornando alla storia di Ruth. Booz se ne innamora, non poteva essere altrimenti. È inutile che vi racconti la scena dolcissima in cui scelgono insieme di amarsi, di sposarsi e di vivere insieme. Nasce un bimbo da quel matrimonio, e viene cullato sulle ginocchia di Noemi, e la gente di Betlemme vedendo il bimbo cullato dalla nonna dice una frase bellissima: «È nato un figlio a Noemi». C?è speranza in ogni terra che sa combattere. È questo che abbiamo imparato. È questo che abbiamo insegnato. Questa è una storia che abbiamo letto tantissime volte. E che ci aiuterà. È stato faticoso per me andare a Roma, dove mi hanno detto «Lei dica non se accetta, ma se dimostra il suo assenso». Di fronte a questa scelta, mi sono confrontato con tante persone sagge. Alla fine ho pensato che quando ci si affida alla propria storia? La mano di Dio accompagnerà con mano più forte di quanto è stato finora. È questa la grande speranza. Io parlo da uomo di fede, ma so di essere da voi compreso e seguito. Quando tredici anni fa è arrivata la lettera del Santo Padre che mi designava vescovo di Locri Gerace, andai dal vescovo di allora, che mi disse: «Se accetti, avrai un cammino difficile, in salita, ma avrai sempre accanto a te la mano di Dio. Se non accetti avrai una strada più comoda, più placida, più calma ma sarai solo»? Non scegliete mai la strada troppo comoda. Non scegliete mai le soluzioni sbrigative. Scegliete sempre l?eroismo della coerenza.

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