Politica

Pakistan: la sfida di Bhutto a Musharraf

Benazir Bhutto chiede dimissioni del presidente pakistano: "la Comunità internazionale lo isoli"

di Redazione

Nel giorno dell’inizio della Lunga Marcia di protesta da Lahore a Islamabad, Benazir Bhutto ha sfidato apertamente il presidente pakistano Pervez Musharraf, chiedendone le dimissioni, lanciando un appello alla comunita’ internazionale perche’ lo isoli, e prefigurando la nascita di una grande coalizione di opposizione che raccolga tutti gli avversari dell’attuale regime.

L’ex premier, nuovamente agli arresti domiciliari, ha infatti auspicato un accordo tra tutte le forze dissidenti per contrastare unite lo stato d’emergenza e la sospensione della Costituzione imposti dal generale il 3 novembre scorso. A riprova della crescente gravita’ della crisi, gli Stati Uniti hanno annunciato l’invio nel Paese asiatico di uno dei propri principali e piu’ agguerriti diplomatici: il controverso ‘falco’ John Negroponte, che dovrebbe giungere a destinazione entro la fine della settimana, per intensificare le pressioni su Musharraf affinche’ revochi le misure liberticide. Prima della partenza del corteo da Lahore, la polizia ha arrestato almeno 1.500 attivisti per scoraggiare la manifestazione che comunque, anche senza la sua promotrice, ha preso l’avvio come previsto, seppure dopo aver dovuto superare alcuni posti di blocco.

Le forze di sicurezza pakistane hanno smentito peraltro che il corteo abbia raggiunto le campagne fuori Lahore, minimizzandone la consistenza. Una doppia fila di rotoli di filo spinato, muri di sacchi di sabbia, transenne in legno e barriere in cemento armato circondano la lussuosa residenza di un collaboratore di Bhutto nella capitale della provincia orientale del Punjab, dove la leader dell’opposizione dovra’ restare confinata per sette giorni, salvo un esito positivo delle pressioni esterne.

“Chiedo alla comunita’ internazionale di non sostenere piu’ Musharraf”, e’ stato l’appello dell’ex premier, “di non sostenere piu’ l’uomo la cui dittatura minaccia di impantanare nel caos un Paese dotato di armi nucleari”. Il Regno Unito, allineandosi con Washington, a sua volta ha intimato all’uomo forte pakistano di ritirare lo stato di emergenza entro dieci giorni al massimo. Alla scadenza, il 22 novembre prossimo, i 53 Paesi del Commonwealth torneranno a incontrarsi per discutere la situazione, ed eventualmente sospendere il Pakistan dall’organizzazione, che raccoglie i componenti dell’ex Impero Britannico: una ritorsione respinta con “rammarico”, ma senza mezzi termini, dalle autorita’ di Islamabad.


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