Formazione

Hospice in Italia: ecco tutti i numeri ufficiali

Presentato oggi al convegno SICP il volume “Hospice in Italia 2006: prima rilevazione ufficiale"

di Sara De Carli

Il dato ufficiale riportato nel documento finale elaborato sui dati raccolti entro il 31 dicembre 2006 è di 105 hospice attivi in Italia, con 1.229 posti letto operativi. I dati della ricerca, continuata nel 2007, indicano che gli hospice attivi in Italia sono oggi 114. E, con quelli che dovrebbero essere realizzati entro il 2008, si arriva a 206. Secondo i dati di programmazione forniti dalle regioni, gli hospice operativi entro i prossimi anni, indicativamente entro il 2011, dovrebbero essere 243, con 2.736 posti letto totali e un indice globale nazionale di 0,47 posti letto ogni 10.000 residenti.

È questa la sintesi della prima rilevazione ?certificata dalle istituzioni? sugli hospice italiani, denominata ?Hospice in Italia 2006: prima rilevazione ufficiale?. La stesura del documento è stata effettuata dalla Società Italiana Cure Palliative in partnership con la Fondazione Isabella Seràgnoli e la Fondazione Floriani grazie all?attività dei ricercatori della Fondazione Nomisma Terzo Settore, con il patrocinio e il supporto del Ministero della Salute. Il volume è stato presentato oggi in occasione dell?inaugurazione del XIV incontro nazionale della SICP, Società Italiana Cure Palliative.

Troppo alte le differenze regionali
?La prima rilevazione ufficiale dimostra, in effetti, una notevole diversità interregionale nella rete per le cure palliative? afferma Furio Zucco presidente della SICP. ?In generale, vi è un andamento decrescente da Nord a Sud sia nel numero degli hospice attivi e da attivare, sia nel numero dei posti letto?. Al 31 dicembre 2006 la Lombardia aveva un tasso di posti letto in hospice di 0,46 ogni 10.000 residenti, mentre ben quattro regioni non ne avevano nessuno in funzione (Abruzzo, Campania, Umbria e Valle D?Aosta). Secondo quanto programmato a livello regionale, questa diversità sarà solo in parte colmata alla fine del 2008, basti pensare che la regione ad allora maggiormente dotata di hospice, l?Emilia Romagna, arriverà a 0,72 posti letto ogni 10.000 residenti, mentre l?indice medio nazionale arriverà solo a 0,40. Soltanto altre quattro regioni dovrebbero superare il tasso di 0,50 (Basilicata, Lazio, Lombardia e Valle d?Aosta), nove si dovrebbero situare tra lo 0,30 e lo 0,45 (Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto), quattro tra lo 0,10 e lo 0,23 (Abruzzo, Calabria, Sardegna, Trentino Alto Adige) e una, la Campania, dovrebbe rimanere sotto lo 0,10, con 0,08/10.000 residenti. Una differenza regionale che non è affatto giustificata da una corrispondente variazione del tasso di malati.

Bocciato l’impegno nelle cure domiciliari: lo offre solo il 40% degli hospice
?Una causa della differenza interregionale?, sostiene ancora Furio Zucco, ?è il fatto che ogni Regione ha un suo modello di sviluppo della rete di cure palliative. Manca un ?Modello Nazionale per lo sviluppo della rete per le cure palliative? che integri gli hospice con le cure domiciliari. Ciò non ha certo facilitato lo sviluppo delle cure palliative in generale e di quelle domiciliari in particolare: senza un forte sviluppo di queste ultime, che dovrebbero garantire l?assistenza al 75% degli oltre 250.000 nuovi malati terminali ogni anno, la pressione sugli hospice da parte delle famiglie risulterà eccessiva, creando anche in questo settore liste di attesa, in un?area dove la creazione di liste di attesa sarebbe drammatica in quanto l?aspettativa di vita delle persone da ammettere in hospice è, per definizione, limitata?. Ben il 59,4% degli hospice infatti oggi non prevede l?erogazione di una qualche forma di assistenza domiciliare da parte dell?equipe che opera nell?hospice, mentre il 70-75% dei malati potrebbe essere assistito a casa.

Pubblico, privato e Terzo settore
Un enorme passo in avanti nella costruzione di hospice e nella crescita della cultura delle cure palliative lo si deve in Italia alle organizzazioni non profit: l?analisi dei dati suggrisce infatti che senza il non profit e gli enti religiosi in Italia non sarebbe esistito nessun hospice prima del 2000. Non a caso sono di qusto mondo i primi due hospice nati in Italia: la Domus salutis di Brescia, nel 1987 e l?hospice del Pio Albergo Trivulzio nel 1991. Oggi la maggior parte degli hospice sono all?interno della rete pubblica (54 su 114), mentre in Lombardia prevalgono quelli gestiti dal Terzo settore e in Lazio quelli gestiti dal privato. Il numero medio di posti letto nei 10 hospice privati è di 20 posti letto, nei 31 hospice gestiti dal Terzo settore siamo a 13,2 e nei 10 a gestione mista siamo a 11,6. I 54 hospice pubblici hanno una media di 9,4 posti letto. Secondo il DPCM del 2000 la capacità recettiva di un hospice non può superare i 30 posti letto, ma è significativa la differenza che già oggi si è creata tra il privato e il pubblico/non profit. Significative da una regione all?altra anche la remunerazione: vale per tutti una tariffa a giornata di assistenza, che però varia da 410 euro a paziente al giorno a 180,8 euro.

Il ritardo nell’utilizzo dei fondi della legge 39/99
Ultimo nodo, quello dei finanziamenti della legge 39/1999, firmata da Rosy Bindi, allora ministro della Sanità. Dei 105 hospice attivi al 31 dicembre 2006, ben 62, il 59%, sono stati realizzati grazie alla legge in questione. Altre 91 strutture sono in corso di realizzazione e attivazione entro il 2008. IL lato negativo della medaglia è però il fatto che nel 2006, a sette anni dalla legge, delle 188 strutture per le quali era stato approvato un finanziamento solo 62, il 33%, erano effettivamente operative. «Tutto qeusto deve fare pensare che per i 100 milioni di euro messi a disposizione con la Finanziaria 2007 occorrono strategie che garantiscano alle Regioni una più rapida realizzazione degli hospice», conclude Furio Zucco.


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