Welfare

L’offensiva dei “supercattolici”. I ventriloqui del Papa

Anche autorevoli ecclesiastici hanno tentato di convincere Wojtyla. Perché eliminasse o limasse il riferimento alle carceri. Sino alla vigilia erano convinti di averla spuntata.

di Lucio Brunelli

Fino alla sera prima, innumerevoli pressioni sono state esercitate sul Papa perché eliminasse dal suo discorso al parlamento la richiesta esplicita di un ?segno di clemenza? per i carcerati. Autorevoli ecclesiastici hanno provato a dissuaderlo, sostenendo che una simile richiesta sarebbe apparsa un?indelicata interferenza nei lavori parlamentari. Dietro alcuni di questi tentativi si è fatta sentire anche la preoccupazione politica di non creare disagio nella compagine governativa.
Bossi e Fini erano apertamente contrari a ogni ipotesi di ?riduzione di pena?. Nonostante tali pressioni, il Papa (lo abbiamo ascoltato tutti il 14 novembre) non ha modificato il suo discorso. E questo è un segno di libertà. Oltre che di umanità, della Chiesa.

Una questione umana
In fondo la richiesta più concreta fatta dal Papa al palazzo della politica non ha avuto per oggetto contenuti ?confessionali? ma una questione umanissima come il penoso sovraffollamento delle carceri. Termini come parità scolastica ma anche aborto, divorzio, fecondazione artificiale non compaiono nel suo discorso a Camere riunite.
L?altro tema forte è stato quello della pace. Con un invito all?Italia a perseguire una politica estera che non si lasci «imprigionare da una logica di scontro che sarebbe senza soluzione». Una implicita, ma nemmeno tanto, sollecitazione al nostro governo a non essere troppo schiacciato sulle posizioni guerriere della Casa Bianca.
Le carceri e la pace, dunque. Non la difesa di interessi ?cattolici? ma una grande passione per le sorti dell?uomo fuori da ogni a priori ideologico. Due contenuti ?laici?. Ed entrambi politicamente scomodi per il governo Berlusconi. Il Cavaliere e suoi sottoposti laici e cattolici hanno preferito celebrare con ridondanza retorica, anche in questa circostanza, il papa ?paladino della libertà?. L?icona dell??eroe anticomunista?. E persino il ?gran patrono del capitalismo?.
Abbiamo visto in tv un Paolo Mieli enfatizzare nel discorso di Giovanni Paolo II la rilettura del 900, secolo dei totalitarismi. Tema caro certamente al papa polacco. Ma bisognerà pur dire che, nel suddetto discorso, Giovanni Paolo II non ha mai nominato il comunismo e quando ha paventato il rischio del totalitarismo lo ha legato alla possibile involuzione, oggi, delle democrazie liberali. Prive di riferimento ai valori, condizionate dallo strapotere di mass media omologanti.

Celodurismo
Questo papa può piacere o non piacere. Il consenso senza riserve ai suoi insegnamenti, anche ai cattolici, è chiesto solo quando sono implicate materie fondamentali di fede e di morale. Non quando parla di carceri e di pace. Ma almeno dai supercattolici celoduristi uno si attenderebbe maggiore coerenza. E invece, a sentir loro, sembra che l?orologio della storia, anche per Karol Wojtyla, si sia fermato all?anno 1989.

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