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Farmacie, riforma dei servizi: consumatori sul piede di guerra

Le associazioni dei consumatori attaccano duramente le proposte di riorganizzazione emerse al Tavolo tecnico istituito al Ministero della Salute

di Chiara Sirna

”Riduzione del numero di abitanti necessario per l’apertura di una farmacia e possibilita’ di aprire una farmacia anche senza rispettare il requisito del numero minimo di abitanti, nel caso la piu’ vicina sia difficilmente raggiungibile. Apertura di farmacie negli aeroporti e nei grandi centri commerciali con la possibilita’ di accedere a procedure piu’ snelle nell’assegnazione delle oltre 2mila farmacie che a breve dovrebbero essere aperte. Possibilitaà, infine, di garantire il servizio nei piccoli centri con l’apertura di dispensari, piccole succursali alle farmacie piu’ grandi”.
Sono queste alcune delle proposte scaturite dal Tavolo tecnico istituito presso il Ministero della salute, su preciso incarico del Ministro Livia Turco, al quale hanno partecipato, oltre a F.O.F.I., FEDERFARMA, ASSOFARM e tecnici del Ministero della salute, anche rappresentanti delle Regioni e del Ministero dello sviluppo economico.
Più nel dettaglio, le indicazioni emerse prevedono una larga gamma di cambiamenti. Intanto, riduzione del numero di abitanti necessario per l’apertura di una farmacia. Mentre oggi la legge prevede l’apertura di una farmacia ogni 5.000 abitanti nei comuni con meno di 12.500 abitanti e di una ogni 4.000 nei Comuni con piu’ di 12.500 abitanti. Il tavolo propone di consentire in tutti i Comuni (indipendentemente dal numero dei residenti) l’apertura di una farmacia ogni 3.800 abitanti.
Possibilita’ di aprire una farmacia anche senza rispettare il requisito del numero minimo di abitanti, nel caso la farmacia piu’ vicina sia difficilmente raggiungibile. Tale soluzione potrebbe essere applicata nei nuclei con almeno 1.000 abitanti. La nuova farmacia dovrebbe essere situata almeno a 1.500 metri di distanza da una farmacia gia’ esistente. Possibilita’ poi di garantire il servizio farmaceutico, nei piccolissimi centri, dove una farmacia non potrebbe sopravvivere tramite l’apertura di un dispensario farmaceutico, cioe’ di una piccola succursale della farmacia piu’ vicina.
Apertura di farmacie negli aeroporti, nelle principali stazioni ferroviarie e nei grandi snodi autostradali e nei grandi centri commerciali.
Snellimento delle modalita’ di assegnazione delle 2.000-2.200 nuove farmacie. Oggi, la legge prevede una procedura complessa basata su un concorso per titoli ed esami; in molte Regioni i concorsi vengono bloccati da lungaggini burocratiche e da ricorsi. Il tavolo propone di introdurre un metodo di assegnazione basato solo sui titoli dei candidati. Il primo concorso, dopo l’entrata in vigore della nuova normativa, verrebbe riservato esclusivamente ai farmacisti non titolari e ai farmacisti rurali sussidiati (cioe’ ai titolari di farmacie situate nei centri con meno di 3.000 abitanti). Non parteciperebbero al concorso, facendo quindi un passo indietro, i titolari di farmacie urbane, e anche i comuni rinuncerebbero a esercitare il diritto (oggi previsto dalla legge) di acquisire direttamente la meta’ delle farmacie disponibili. In tal modo si avrebbero oltre 2.000 nuovi titolari di farmacia. Inoltre, le farmacie dei piccoli centri verrebbero riservate ai giovani farmacisti che avrebbero cosi’ la possibilita’ di fare esperienza in situazioni dove la farmacia costituisce spesso l’unico presidio sanitario sempre accessibile.
E ancora: introduzione di maggiore flessibilita’ negli orari di apertura delle farmacie, in linea con quanto richiesto dall’Antitrust.
Eliminazione, infine, a cura dell’AIFA, entro tre mesi, dell’obbligo di ricetta medica per i farmaci di uso consolidato e che danno sufficienti garanzie di sicurezza, al fine di ampliare la gamma di medicinali che possono essere venduti nelle parafarmacie e nei supermercati.
Misure che, secondo i farmacisti, consentirebbero di aprire in tempi rapidi circa 2.000-2.200 nuove farmacie, risolvendo tutti i possibili problemi del servizio farmaceutico (dovuti, ad esempio, ai ritardi nei concorsi o alla difficolta’ di seguire gli spostamenti della popolazione), garantire nuovi sbocchi occupazionali e possibilita’ di crescita professionale a molti farmacisti che oggi aspirano alla titolarita’.
Per Giacomo Leopardi, presidente F.O.F.I., ”Le farmacie costituiscono oggi una rete di presidi sanitari, presenti in modo capillare sul territorio, in grado di dare alla collettivita’ le massime garanzie di sicurezza, affidabilita’, accessibilita’, capacita’ di risolvere i problemi dei cittadini. Con le proposte elaborate dal tavolo, le farmacie confermano la propria disponibilita’ e capacita’ di adeguare il proprio servizio alle esigenze della popolazione, mutate nel tempo. Al contrario, la deregolamentazione selvaggia comporterebbe lo smantellamento del sistema con effetti negativi per i cittadini”.
E secondo Giorgio Siri, presidente Federfarma, ”I titolari di farmacia ritengono indispensabile che il sistema si autoriformi per rispondere ai bisogni reali della popolazione. Il Ministro della salute ha apprezzato le proposte del tavolo e noi lo ringraziamo per l’impegno a difesa del servizio sanitario pubblico.
Tuttavia, qualcuno all’interno del Governo sembra avere un’idea diversa e volere una deregolamentazione selvaggia”. Fa eco Venanzio Gizzi, presidente Assofarm, secondo cui ”l’articolo 2 del disegno di legge Bersani-ter (la cosiddetta terza lenzuolata), nel prevedere la possibilita’ di vendere nei supermercati e nelle parafarmacie anche i medicinali con ricetta medica, se approvato, determinerebbe uno stravolgimento del sistema. Le farmacie non sarebbero certamente in grado di garantire servizi aggiuntivi, ma forse non sarebbe loro piu’ possibile garantire le prestazioni attuali (pronta disponibilita’ di tutti i farmaci, prenotazione di visite ed esami, consegna a domicilio, ecc.)”.
Le proposte emerse dal Tavolo hanno già scatenato l’ira delle associazioni dei consumatori, che hanno risposto con un durissimo comunicato stampa. “Adiconsum, Cittadinanzattiva, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori considerano inaccettabile – si legge nel testo – il ricatto posto in essere dai farmacisti titolari delle associazioni di categoria FOFI, FEDERFARMA, ASSOFARM e ADMENTA, che oggi hanno annunciato che dal prossimo 19 novembre faranno pagare ai cittadini tutti i farmaci, compresi quelli della fascia A, se non sarà accolta la loro richiesta di stralcio dell?art. 2 dal ddl 1644, che permette la vendita dei farmaci con obbligo di ricetta anche in esercizi diversi dalle farmacie con la presenza del farmacista”.
“Questa minaccia è un?indebita forma di pressione lobbistica sul Parlamento – continuano – e a pagarne le spese sarebbero solo i cittadini. Le Associazioni dei consumatori si mobiliteranno contro questo atteggiamento provocatorio dei farmacisti titolari interessati a difendere unicamente i propri privilegi e si appellano al Ministro della salute Livia Turco e al Ministro dello sviluppo economico Bersani insieme con le forze politiche del Parlamento, affinché venga respinto questo aut-aut inaccettabile”.
“A proposito di quanto affermato durante la conferenza stampa di oggi da Giorgio Siri, presidente della Federfarma – si legge ancora nel comunicato divulgato – circa il fatto che i punti vendita della GDO oltre ai farmaci da banco venderebbero anche altri prodotti non farmaceutici, le Associazioni dei consumatori ricordano quando denunciato da molti anni, e cioè che sono le farmacie a essere diventate dei veri e propri bazar, in cui accanto ai farmaci si vendono prodotti cosmetici e di bellezza, spesso con ingannevoli promesse di riduzione di peso e cellulite, giocattoli e calzature, ecc”.
“Sembra, dunque – conclude il testo – quanto mai risibile e va rispedita al mittente quest?ultima osservazione circa la commistione di farmaci e altri prodotti non farmaceutici”.
Dura la posizione anche del Movimento nazionale Liberi Farmacisti. ”Nell’intento di scongiurare un ulteriore passo verso la liberalizzazione del settore rappresentato dall’approvazione dell’articolo 2 del d.d.l. 1644 (terza lenzuolata Bersani) – scrive il movimento (MNLF) in una nota – i vertici di F.O.F.I. (Federazione Ordini Farmacisti Italiani), Federfarma (Ass. Titolari di Farmacia, Assofarm (Farmacie comunali), con la fattiva collaborazione della multinazionale Admenta (gruppo Ghee), hanno presentato un progetto di riforma del servizio farmaceutico debole, insufficiente e risibile per la portata riformatrice ed innovatrice nella distribuzione al dettaglio del farmaco”.
”I titolari di farmacia – prosegue la nota – si permettono di ricattare il Paese e un Ministro della Repubblica perche’ receda dall’intento di liberalizzare, pena il proposito di far pagare ai cittadini tutti i farmaci. Ebbene i titolari degli esercizi farmaceutici aperti dopo il primo decreto Bersani sono pronti a sostituire le farmacie che scenderanno in sciopero per alleviare gli ingiustificati disagi dei cittadini. E’arrivato il momento di dire basta a queste minacce, di dire basta con gli interessi e i privilegi di alcuni a danno dei piu’, di dire basta con i monopoli e le rendite feudali”.
Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti ”invita i senatori, le associazioni dei consumatori e la pubblica opinione a resistere e a manifestare il proprio dissenso contro la volonta’ conservatrice delle corporazioni responsabili in Italia del basso livello di competitivita’ e dell’arretratezza economica in cui versa il Paese.
Invita inoltre, il Presidente del Consiglio Romano Prodi e il Ministro delle Attivita’ Produttive Pierluigi Bersani a confermare con l’approvazione senza modifiche dell’articolo 2 la propria volonta’ di perseguire nelle politiche di liberalizzazione dell’economia italiana”.


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