Famiglia
Ciad: giornalisti liberati se la prendono con “L’Arche de Zoé”
"Dilettanti". Questo il commento dei tre giornalisti rilasciati dalle autorità ciadiane nei confronti dell'ong francese accusata di sequestro di bambini
di Redazione
“Dilettanti convinti che il fine giustifica i mezzi”: e’ questa l’accusa che due dei tre giornalisti francesi riportati ieri a Parigi dal Ciad dal presidente Nicolas Sarkozy hanno mosso agli operatori della ong “Arche de Zoe”, arrestati con l’accusa di traffico illegale di bambini.
“Ho compreso abbastanza rapidamente che nelle interviste condotte con i bambini o con le persone che hanno portato i bambini hanno mostrato un terribile dilettantismo”, ha denunciato in un’intervista alla televisione TF1 Marc Garmirian, che era al seguito della missione della ong bloccata il 25 ottobre scorso dalle autorita’ ciadiane. L’agenzia per la quale il giornalista, Capa, lavora aveva mandato in onda ieri delle immagini che mostravano gli operatori di Arche de Zoe intenti a mettere le bende e medicare alcuni dei bambini che volevano portare in Francia per farli adottare, per far credere che fossero feriti. E nel video si vede il capo della ong, Eric Breteau, sostenere di essere al corrente della possibilita’ di finire agli arresti: “Se fossi gettato in prigione per salvare bambini del Darfur…penso che dopo tutto sarei orgoglioso di essere stato arrestato per questo”.
In effetti, come stabilito dalla Croce Rossa, dall’Unicef e dall’Unchr, la maggior parte dei 103 bambini che l’organizzazione non governativa voleva portare in Francia non solo avevano almeno un genitore, quindi non erano orfani come sostenuto, ma neppure provenivano dal Darfur. Garmirian ha tuttavia minimizzato la portata delle immagini con le false ferite: “Le bende erano per far sembrare il viaggio meno drammatico. I bambini lo hanno trovato divertente e in nessun momento hanno avuto paura”. Il giornalista ha ammesso quindi “la difficolta’ del suo ruolo di testimone che non interviene” e ha parlato degli operatori di “Arche de Zoe” come di “fanatici, convinti che la loro missione era legittima”.
“L’errore principale” dei volontari della ong, ha fatto eco la giornalista Marie Agnes Peleran di France 3, e’ quello di aver pensato che “il fine giustifica i mezzi, senza pensare che i mezzi condizionano il fine”. Per loro, che dicevano di fare riferimento alle “convenzioni internazionali, quell’operazione non era illegale”, ha aggiunto la giornalista. In carcere in Ciad, dopo il rilascio di tre giornalisti francesi e di quattro hostess spagnole, restano in carcere sei operatori francesi della ong, tre membri dell’equipaggio spagnolo dell’aereo che avrebbe dovuto portare in Francia i 103 bambini, il pilota belga e due cittadini ciadiani.
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