Formazione

Fond Curella: Sud, emergenza nazionale

I giovani tornano ad emigrare al nord e all'estero. Pochi gli investimenti nel Mezzogiorno

di Redazione

Un Mezzogiorno che si spopola sempre di piu', e non solo perche' diminuisce il tasso di natalita', ma perche' i giovani – gran parte dei quali laureati – tornano ad emigrare al Nord e anche all'estero, investimenti ferroviari del 14 per cento appena rispetto all'86 per cento degli investimenti nel Nord Italia, il manufatturiero del Sud cenerentola d'Italia, la disoccupazione che non diminuisce ed, infine, una vera e propria desertificazione bancaria. Sono dati sconfortanti quelli che emergono dal 21esimo Osservatorio congiunturale della Fondazione Curella presentati questa mattina a Palermo. Occhi puntati soprattutto sui dottori con la valigia in mano che, sempre di piu' abbandonano l'isola per cercare fortuna altrove. Secondo una ricerca Svimez, condotta su un campione di 50 mila laureati, emerge che a distanza di tre anni dal diploma, diecimila di questi giovani hanno abbandonato il Mezzogiorno eventimila sono ancora disoccuati. Il risulttao?

''Progressivo invecchiaento della forza lavoro, precarieta' a vita, previdenza fantasma e lavoro nero''. Non solo. E' netto anche il calo demografico di popolazione nell'isola. Nel Mezzogiorno dal 2003 al 2006 il numero dei nati e' calato dello 0,9%, addirittura dell'1,3% per le isole. Anche il saldo migratorio in picchiata. Ormai da qualche anno la popolazione residente nel Sud e' sempre piu' in calo percentuale rispetto al totale nazionale. Era del 35,5% nel 2003 e' del 35,01% nel 2006. Un arretramento che ha portato nuova linfa al Nord, passato dal 45,1% del 2003 al 45,4% del 2006 ed anche al Centro, passato dal 19,2% del 2003 al 19,5% del 2006. Per quanto riguarda i trasferimenti di residenza interni nel corso del 2006 essi hanno coinvolto circa 1 milione e mezzo di persone e, rispettando un ormai consolidato modello migratorio, si caratterizzano per uno spostamento di popolazione dalle regioni del Mezzogiorno (eccettuato l'Abruzzo) a quelle del Nord e del Centro. La migratorieta' interna e' dovuta anche agli stranieri residenti nel nostro Paese. Dalle dinamiche demografiche evidenziate emerge pertanto un bilancio demografico del Mezzogiorno negativo mentre Centro e Nord marcano un contributo netto alla crescita della popolazione del Paese. Malgrado infatti abbia un modesto saldo naturale positivo, il Mezzogiorno perde popolazione a causa delle migrazioni interne

confortanti anche i dati sulle Ferrovie nel Sud Italia. Le Fs investono appena il 14% al Sud e l'86% al Nord. Nel periodo 1996-2005 la spesa delle Ferrovie al Centro Nord e' cresciuta del 17,3%. Nel Mezzogiorno di appena il 5,7%. Fatta 100 la media della dotazione infrastrutturale a livello nazionale, in Sicilia questo indice arriva appena a 78 che diventa addirittura 27,2 se si considera l'introduzione del doppio binario nel sistema ferroviario dell'isola. Tra i grandi enti che hanno in mano le leve delle opere infrastrutturali nazionali a fare peggio sono proprio le Ferrovie dello Stato che nel Sud hanno investito appena il 14% del totale degli investimenti del 2005. Fa un po' meglio l'Anas con il 47,1%, l'Enel con il 30,1%, il Grtn con il 16,2%, l'Eni con il 40,6% e le Poste Italiane con il 33,6%. Il corridoio 1 Berlino-Palermo e' diventata una strategia sempre piu' abbandonata e sulla quale, anche a causa dell'abbandono del progetto per il Ponte sullo Stretto, si e' ormai registrata una caduta di tensione molto preoccupante che, giocoforza, portera' gli organismi comunitari a spostare sempre piu' l'attenzione sul corridoio verso i Balcani.

A livello nazionale, nell'ambito del Programma Nazionale Mezzogiorno ''Reti e Mobilita''' sono ancora disponibili per la Sicilia 879,84 milioni di euro con il Pon (fondi Fesr) e 931,39 milioni per il Pnm (con i fondi Fas). Ma il vero e proprio tallone di Achille per la Sicilia e' la velocita' della spesa. A partire da Agenda 2000. Per quanto riguarda le misure dedicate al trasporto ferroviario, ad esempio, per la 5.04 (Potenziamento dei trasporti urbani) a fronte di una spesa disponibilita' finanziaria di 235 milioni di euro, secondo l'ultimo comitato di Sorveglianza svoltosi nelle scorse settimane a Palermo, la spesa certificata ammonta ad appena 94 milioni di euro. La situazione e' ancora piu' negativa per la misura 6.02 (Miglioramento del livello di servizio delle linee ferroviarie) che, a fronte di una disponibilita' di 170 milioni di euro arriva ad una certificazione di spesa pari ad appena 42 milioni di euro. A questo punto, non resta che sperare nella Programmazione strategica 2007-13. Essa, con i fondi Fesr, destina ben 801 milioni di euro di risorse comunitarie piu' il cofinanziamento regionale, proprio alle reti e alla mobilita' con 3 obiettivi strategici, di cui uno e' la qualificazione e il potenziamento della rete ferroviaria e stradale

Il manifatturiero del Sud, inoltre, resta cenerentola nazionale. Sono circa 177 mila le aziende del settore a fronte delle oltre 462 mila del Centro-Nord. La Sicilia fanalino di coda con 38 mila. L'industria in senso stretto nel Mezzogiorno rappresenta un piccola realta', compresa tra il settore delle costruzioni che comunque genera bassi livelli di valore aggiunto e quello dei servizi sempre piu' dipendente dal settore pubblico e da diverse forme di ''assistenzialismo''. Non solo nel Centro-Nord e' presente oltre il 70% delle imprese manifatturiere italiane, ma anche a livello occupazionale al Centro-Nord la quota di occupati nell'industria e' del 17%, contro il 13% del Mezzogiorno e il 9% della Sicilia. Nel Sud appena un terzo delle presenze del Centro Nord. Pari a 55 euro la spesa media pro-capite giornaliera per ogni turista. Nelle altre regioni e' di 90 euro. Scarsa l'occupazione delle strutture ricettive. L'area del Paese che pomposamente viene considerata la ''California d'Italia'' assorbe appena 1/3 delle presenze del Centro-Nord e quasi 1/4 degli arrivi. Nonostante tutti i buoni propositi dei vari governi nazionali che si sono succeduti, infatti, il Sud resta inchiodato al poco piu' di 71 milioni di presenze a fronte dei 283 milioni del Centro-Nord e dei quasi 57 milioni del solo Veneto. Inoltre, nel Centro-Nord, quasi la meta', sia delle presenze che degli arrivi, e' composta da turisti stranieri, mentre nel Mezzogiorno tale quota e' ferma ad appena 1/3. Un altro aspetto interessate e' quello relativo alla pressione turistica. L'indicatore di pressione turistica (Presenze/residenti) evidenzia la maggiore quantita' di turisti presenti nel Centro-Nord, e nel Veneto, rispetto alla popolazione residente. Con un tasso di attivita' ancora di 25 punti sotto il target da raggiungere entro 3 anni per il limite fissato da Lisbona 2010, il mercato del lavoro siciliano non centrera' l'obiettivo. Nel Sud impera il disoccupato scoraggiato. Nel Mezzogiorno, negli ultimi 6 anni, il numero di chi si presenta attivamente sul mercato del lavoro (forze lavoro) e' diminuito di circa 300 mila unita' mentre nel Centro-Nord la crescita e' stata di circa 1.250 mila unita'. La progressiva diminuzione del tasso di disoccupazione Meridionale, passato dal 19% del 2000 al 12,2% del 2006 nasconde in realta' un progressivo allontanamento delle persone in cerca di occupazione dal mercato del lavoro locale, oppure dal mercato del lavoro in generale.

Lente d'ingrandimento dell'Osservatorio congiunturale della Fondazione Curella anche sul tema della fiscalita' di vantaggio, che e' stato piu' volte oggetto del dibattito politico. I tributi che per le loro caratteristiche meglio si prestano per la realizzazione di una reale fiscalita' di vantaggio sono con tutta probabilita' le addizionali, regionale e comunale, ma soprattutto l'Irap. I dati conservati nell'anagrafe tributaria e riferiti a questa imposta costituiscono un enorme patrimonio conoscitivo ed hanno permesso di condurre studi sulla base imponibile ai fini Irap nel quadriennio 1999/2002. Questi studi hanno mostrato un incremento del 15% della base imponibile generato sostanzialmente dai settori delle costruzioni, della pubblica amministrazione e dell'intermediazione finanziaria. Sono sempre piu' numerosi coloro i quali a gran voce richiedono una riduzione della pressione fiscale eventualmente finanziata da una diminuzione degli aiuti alle imprese. non puo' essere condivisibile una politica di continuo aumento delle aliquote fiscali sia ai fini Irpef che Irap. Per quanto riguarda l'Irap il sistema vigente prevede un'aliquota unica nazionale fissata al 4,25% ma ''consente'' alle regioni di derogare a questa misura ed addirittura ne impone l'aumento al 5,25% alle regioni in forte deficit causato dall'inefficienza stessa del sistema. Infine, per quanto riguarda la Sanita' nel Sud Italia, per quasi tutte le regioni del Mezzoigorno (escluse il Molise e l'Abruzzo) la spesa sanitaria si e' mantenuta sotto i 1.688 euro annui della media nazionale. Dopo Lombardia e Lazio, la terza fetta dei 98,7 miliardi di euro spesi in Italia, tocca alla Campania (9,2%) e la quarta alla Sicilia (8,5%). Complessivamente, la spesa riferita alle regioni e' di 98,7 miliardi di euro, a cui vanno aggiunte la spesa degli altri enti del Ssn gestiti direttamente dallo Stato: si tratta principalmente della Croce Rossa Italiana e degli istituti Zooprofilattici Sperimentali, la cui somma complessiva non supera, comunque, i 500 milioni di euro. Nonostante pero' la sanita' siciliana sia stata piu' volte additata per gli sprechi, la spesa sanitaria pro-capite si attesta su 1.672 euro in Sicilia a fronte di una media nazionale che e' di 1.688 euro


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