Volontariato

La lettera di dimissioni di Donzelli

"Negli ultimi giorni, e' stato passato il segno" apre cosi' la lettera inviata ai Presidenti delle Camere

di Redazione

Signor Presidente del Senato, Signor Presidente della Camera dei Deputati, rassegno nelle vostre mani le mie dimissioni dall’incarico di Consigliere di amministrazione della Rai. Gli ultimi sviluppi delle vicende consumatesi all’interno del Consiglio mi hanno determinato nella convinzione che non vi sia piu’ alcuno spazio per l’esercizio del mandato da voi conferitomi. Avevo gia’ avuto modo di segnalarvi in una mia precedente lettera i sensi del mio crescente disagio. Negli ultimi giorni, il segno e’ stato passato”. In una lettera di due pagine Carmine Donzelli spiega le ragioni delle sue dimissioni dal Cda della Rai a Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini. Sono arrivato alla convinzione che l’attuale vertice aziendale, segnatamente nelle persone del presidente Baldassarre e del direttore generale Sacca’ -scrive Donzelli- porta la responsabilita’ di una conduzione che rischia ormai di compromettere la forza della Rai, la sua tenuta economica e produttiva, la sua stessa immagine di azienda titolare del delicatissimo compito di rendere un servizio pubblico, a tutela della democrazia e del pluralismo”. ”Manca, a nove mesi dall’insediamento del Consiglio di amministrazione, ogni elaborazione di una strategia editoriale e di un piano industriale -prosegue il consigliere dimissionario- Ancor piu’, manca la stessa individuazione di una diagnosi condivisa dello stato dell’azienda e dei suoi fabbisogni. In un momento delicatissimo di trasformazioni tecnologiche che incidono profondamente sulla fisionomia stessa del sistema radiotelevisivo italiano, e in un quadro di difficili e complesse evoluzioni legislative, la Rai non riesce a trovare la bussola di un orientamento che la restituisca al suo ruolo storico di piu’ grande e importante impresa di cultura del nostro paese. La crisi si manifesta in alcuni punti di evidenza materiale e simbolica che assumono particolare drammaticita’ -afferma Donzelli- Essi riguardano in primo luogo le garanzie del pluralismo e la liberta’ di informazione e di opinione. E’ ormai tristemente nota la vicenda delle trasmissioni di Enzo Biagi e Michele Santoro, da mesi incomprensibilmente espunte dai palinsesti. La volonta’ di arrivare alla soluzione di questi due casi emblematici, volonta’ che sotto la pressione della mia iniziativa era sembrata finalmente concretizzarsi, solo qualche giorno addietro, in una deliberazione formale adottata dal Consiglio, e’ stata rapidamente smentita dai fatti”. ”E’ ormai mia convinzione che questi due professionisti dell’informazione televisiva siano sottoposti dalla Rai a una ingiustificata discriminazione politica -si legge ancora nella lettera- che trae la sua origine dal veto a suo tempo espresso, in modo gravemente improprio e irrituale, dal presidente del Consiglio. Per quanto riguarda Enzo Biagi (secondo un recentissimo sondaggio l’anchorman televisivo piu’ apprezzato dagli italiani) -segnala Donzelli- nulla e’ stato fatto da parte del direttore generale, contrariamente agli impegni presi, per ripristinare la sua trasmissione, mentre nel frattempo si e’ voluto a tutti i costi insistere nel ricercare, nella fascia di programmazione prima occupata da quel programma e pericolosamente ormai monopolizzata dalla concorrenza, alternative di basso profilo, che pencolano tra la protervia e l’insipienza”. ”Nel caso di Michele Santoro, dopo avere ridotto al silenzio una delle trasmissioni di informazione piu’ seguite dal pubblico -afferma- invece di rimuovere il veto, si giunge al paradosso di impegolarsi in un umiliante quanto cavilloso contenzioso legale che rischia di coprire l’azienda di ridicolo: dopo aver abolito la messa in onda di ‘Sciuscia”, si pretende di contestare addirittura al suo conduttore di non voler lavorare… E anche in questo caso, la trasmissione che si e’ sostituita a quella di Santoro appare agli occhi di tutti gli osservatori piu’ imparziali di certo non meno faziosa, ma sicuramente assai meno ascoltata.Al vulnus di democrazia informativa si e’ dunque aggiunta, in entrambi i casi, una caduta degli ascolti in due punti-cardine del palinsesto della Rai -scrive ancora Donzelli- che sembra peraltro soffrire in questa fase di una particolare crisi ideativa. Ma di simile crisi, che viene da lontano ed ha radici complesse, non sembra esservi alcuna percezione nell’attuale gruppo di comando della Rai. Ne e’ la riprova il modo con cui, dopo mille tentennamenti e rinvii, si e’ voluto procedere alle proposte di rinnovo degli incarichi di direttore della Fiction e di responsabile dei palinsesti, entrambi da diversi mesi vacanti”. ”Per quegli incarichi lasciati irresponsabilmente scoperti dai veti incrociati della presunta maggioranza del Consiglio, dopo un’attenta riflessione condotta insieme con il consigliere Luigi Zanda nel comune proposito di dare un contributo alto e inequivocabile, avevamo suggerito due nomi di indiscusso prestigio: quelli di Angelo Guglielmi e di Giuseppe Cereda. Nessuno, in coscienza, all’interno della Rai potrebbe disconoscere l’altissima valenza aziendale di questi due professionisti che fanno parte, a pieno merito, della storia migliore della Rai. Ma anche questo ennesimo gesto di attenzione e di responsabilita’ si e’ arenato sulle secche di una logica di maggioranza che ha mortificato, in tutti questi mesi, l’istituto collegiale del Consiglio di amministrazione, prima ancora che la personale dignita’ dei suoi membri. Nel frattempo, altri dirigenti di indiscusso valore languono privi di incarichi, mentre si procede a discutibili nomine (come nel caso del Direttore delle Relazioni esterne) o designazioni (e’ il caso della Sipra, concessionaria della Rai per la raccolta pubblicitaria) di dirigenti esterni alla Rai, per giunta spesso direttamente provenienti dall’ambito della concorrenza: in un quadro destinato ad alimentare il sospetto di un corposo manifestarsi dell’irrisolto conflitto di interessi che grava come un macigno sul nostro sistema televisivo”. ”Di tutto questo – secondo Donzelli – soffre la Rai. Soffre la consistenza dei suoi ascolti, assottigliatasi in alcune fasce e in alcune reti fino al punto da divenire preoccupante. Soffre la qualita’ televisiva dei suoi programmi. Soffre la stessa forza identitaria del suo marchio, che e’ il bene collettivo piu’ prezioso, un bene, questo si’, veramente pubblico. Ma tant’e’. Seguendo la rotta cosi’ abilmente tracciata dal Presidente Baldassarre, e cosi’ puntigliosamente perseguita dal Direttore generale Sacca’, la nave si sbatte tra i marosi. Per cio’ che mi riguarda, mi sono determinato in tutti questi mesi a cercare di dare il mio fattivo contributo per contrastare questo stato di cose. Ho voluto, fino all’ultimo, interpretare il compito che mi avevate assegnato nel senso del piu’ rigoroso perseguimento degli interessi aziendali, gli unici che dovrebbero orientare l’azione di un Consigliere di amministrazione. Ho voluto, sempre e costantemente, riferirmi a voi, e a voi soltanto, come unica fonte di legittimazione della mia nomina. Queste mie stesse dimissioni, rassegnate in serena coscienza, vogliono essere un ultimo gesto di rispetto verso di voi e verso la Rai. Non vi sono piu’ le condizioni minime per assolvere il mandato che mi avevate affidato. Lascio il mio incarico con un sentimento di personale sollievo, ma al tempo stesso di pena profonda nei confronti di un’azienda che nel frattempo ho imparato ad apprezzare fino a immedesimarmene. Mai avrei pensato di dover assistere a un cosi’ sistematico annichilimento delle sue risorse, energie e culture. Davvero – conclude il consigliere – la Rai non merita di essere governata in questo modo.”


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