Famiglia

Medioriente: 12 anni fa moriva Rabin

Dodicesima commemorazione dell'omicidio dell'ex premier israeliano e Premio Nobel per la pace

di Redazione

Israele commemora oggi con una serie di cerimonie la morte di Yitzhak Rabin, ucciso da un giovane ultranazionalista israeliano – Yigal Amir- contrario agli accordi di pace con i palestinesi, che valsero il Nobel al premier, al suo ministro degli Esteri, Shimon Peres, e al presidente palestinese Yasser Arafat. La cerimonia principale si e’ tenuta al cimitero del Monte Herzl di Gerusalemme, alla presenza del primo ministro, Ehud Olmert, e del capo dello Stato, Peres.

“L’assassino gli sparo’ alla schiena, ma l’intera nazione fu colpita al cuore. La storia e il popolo non lo dimenticheranno mai”, ha detto Peres durante la cerimonia. Poi studenti e rappresentanti di organizzazioni giovanili israeliane hanno acceso centinaia di falo’ ai principali crocevia del Paese. La figlia di Rabin, Dalia, in una dichiarazione alla televisione pubblica si e’ invece rammaricata che l’assassino del padre non sia stato messo a morte: “Credo che avrebbe dovuto essere ucciso, ma non perche’ sparo’ a mio padre, ma perche’ sparo’ alla schiena della democrazia”. Un messaggio che ha avuto un chiaro riferimento alla campagna lanciata da un gruppo di estremisti di destra per la grazia per Amir che sta scontando una condanna all’ergastolo.

“Se Israele vuole suicidarsi basta che lasci che questa campagna cresca”, ha stigmatizzato Dalia Rabin. Era la sera del 4 novembre del 1995. Nella piazza principale di Tel Aviv, oggi dedicata a Rabin, il premier aveva appena chiuso con un discorso una grande manifestazione pacifista; era sceso dal palco quando Amir gli sparo’ alla schiena tre colpi di pistola. L’obiettivo dell’estremista era compromettere gli accordi di Oslo sull’autonomia ai palestinesi. Peres ieri aveva detto che il miglior modo per commemorare la pace era “rendersi conto che si e’ di nuovo sul binario della pace”.

L’appuntamento e’ a novembre negli Stati Uniti dove riprenderanno a trattare israeliani e palestinesi, ma quest’ultimi divisi in casa: il presidente Abu Mazen in Cisgiordania, unico interlocutore riconosciuto dall’Occidente; e il movimento di resistenza islamico Hamas che con un colpo di mano ha assunto il controllo nella Striscia di Gaza. Nel giorno della commemorazione di Rabin e dei richiami alla pace si viene a sapere che l’esercito israeliano sta per avviare nei prossimi giorni -stando a quanto riferito dal giornale ‘Yediot Aharonot’- una campagna di sensibilizzazione per spiegare alla popolazione cosa fare nel caso di un attacco missilistico.

Israele “ha imparato la lezione” dalla guerra in Libano dell’estate scorsa, dicono i militari, quando le milizie sciite dell’Hezbollah spararono oltre 4.000 razzi sul nord dello Stato ebraico. La popolazione deve essere preparata anche all’eventualita’ di un attacco non convenzionale. “Non abbiamo informazioni circostanziate su un imminente attacco chimico, ma vale la pena approfittare di un periodo di pace per preparsi”, ha spiegato il giornale citando fonti militari.

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