Volontariato

Onu: la Fao, una nave che affonda

Rapporto durissimo di esperti indipendenti sullo stato di salute del Fondo Onu per l'agricoltura e l'alimentazione: "via alle riforme oppure si chiude"

di Redazione

Sprechi di risorse, assenza di un quadro strategico globale, sovrapposizione di interventi, mancanza di comunicazione e coordinamento tra le sedi, strutture gerarchiche troppo rigide, processi decisionali lenti e costosi: se la Fao non operera’ subito “un cambiamento strutturale radicale e sconvolgente, non si risollevera’ dalla crisi che la attanaglia da anni”: in parole povere, rischia di chiudere i battenti. L’allarme e’ stato lanciato attraverso l’Iee, il Rapporto di Valutazione Esterna Indipendente stilato da un gruppo di esperti internazionali, guidati dall’economista Leif Christoffersen. “Sono venti anni che la Fao tenta di riformarsi”, ha spiegato Christoffersen alla presentazione del Rapporto alla stampa, “ma ha finito con il chiudersi in se stessa, emarginandosi dal contesto globale”. In un volume di oltre 360 pagine gli studiosi hanno inserito, nero su bianco, cento raccomandazioni e trecento interventi basilari da cui partire verso una riforma dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per il Cibo e l’Alimentazione “che la rimetta in piedi”.

Le parole-chiave di tale metamorfosi sono “riforma e crescita”, ha argomentato l’autore principale del documento, Keith Bezanson, e “debbono procedere insieme” in quanto, ha spiegato, “alle trasformazioni radicali occorre infatti corrisponda un aumento delle risorse”, operato tagliando i costi e gestendo meglio i fondi, ma anche chiedendo maggiori finanziamenti agli Stati membri. Per questo, la Commissione del Consiglio Fao si riunisce oggi stesso per prepararsi a presentare il Rapporto alla prossima Conferenza di novembre, che decidera’ il budget per il prossimo biennio. Un’ipotesi molto concreta, visto che l’agenzia Onu ha “salutato positivamente” la presentazione del documento, definendolo una “pietra miliare decisiva” nella propria storia. Una notizia positiva per lo staff tecnico, che non ha nascosto le sue preoccupazioni sulle eventuali reazioni del gruppo dirigente. “Il fatto e’ che la dirigenza non ha scelta”, ha insistito Christoffersen. “L’unica strada che la Fao puo’ imboccare per entrare nel XXI secolo e’ quella indicata dall’Iee, al quale deve seguire un piano d’azione immediato che nei prossimi tre o quattro anni elabori un nuovo, realistico quadro strategico”.

Le linee-guida ormai ci sono e adesso, ha sottolineato il capo dello stesso staff tecnico, “tutto si gioca sulla volonta’ politica della dirigenza”. Tra le priorita’ d’azione suggerite dallo studio, lo snellimento della burocrazia, una nuova definizione di ruoli e livelli, con conseguente taglio dei dipendenti; maggiori sinergia e comunicazione tra sedi nazionali, regionali e sub-regionali, il decentramento dell’autorita’ via via sempre piu’ esteso, cosi’ da responsabilizzare gli attori territoriali.

E poi, maggiore coerenza nei progetti di sviluppo, abbandono di settori obsoleti e lotta agli sprechi. L’analisi del gruppo di Valutazione Esterna, la cui indipendenza e’ stata accertata da una commissione istituita dal Consiglio (l’organo direttivo della Fao), era stata richiesta tre anni fa da alcuni degli Stati membri. “Un fatto”, ha evidenziato Bezanson, “che la dice lunga sul rapporto di fiducia tra ‘governance’ e ‘management'”. Per funzionare tuttavia, ha sentenziato ancora, “il programma di riforme dovra’ essere gestito insieme sia dagli Stati membri sia dalla dirigenza”.

Oggi alla Fao ci sono oltre 1.600 funzionari, e duemila impiegati nei servizi generali. Poco piu’ della meta’ lavorano nella sede centrale a Roma, gli altri sono sparsi in un centinaio circa di Paesi diversi. Il budget per il biennio 2006-2007 ha quasi raggiunto i 600 milioni di euro, e copre il settore tecnico, la cooperazione e la partnership, l’informazione e la politica generale, la direzione e l’amministrazione. Nel 2005-06, i governi membri approvarono un’ampia proposta di riforma che prevede, tra l’altro, un ulteriore decentramento del personale e misure per raggiungere una maggiore efficienza. Finora, pero’, tutto e’ rimasto sulla carta.


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