Famiglia

Thomas Sankara: l’uomo che inventò l’avvenire

Ricorre oggi il ventesimo anniversario dell’uccisione di Thomas Sankara, una delle figure più interessanti dell’Africa contemporanea

di Emanuela Citterio

Vent?anni fa Thomas Sankara era il giovane presidente di una piccola nazione appena nata, il Burkina Faso. Parlava già di nuove regole per il commercio internazionale, si rifiutava di pagare un debito estero che definiva ?illegittimo?, rispediva al mittente i piani di aggiustamento strutturale studiati a tavolino e imposti dal Fondo monetario internazionale. Il suo è stato il primo governo a dichiarare che l?Aids costituiva la peggiore minaccia di tutti i tempi per l?Africa. La sua visione politica ha ispirato il cosiddetto ?panafricanismo?: il sogno di un?Africa unita che rifiutava la mendacità e la ?logica della mano tesa?, che combatteva la corruzione al suo interno e rifiutava il dominio culturale ed economico del neo-colonialismo. «Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio di inventare l?avvenire» diceva. E toglieva di mezzo i privilegi dei parlamentari, comuni a tutte le latitudini, sostituendo le auto blu con delle economiche Renault 5. Troppo. Oppure troppo presto.

Sankara fu ucciso il 15 ottobre dell?87, a 37 anni, in un complotto che portò al potere il suo braccio destro, Blaise Compaoré, l?attuale presidente del Burkina Faso, che poi firmò un certificato di morte ?per cause naturali?. A ricordarne la figura, a vent?anni di distanza, è stata la carovana ?Mèmoire de braises et futurs Tom Sank 2007? composta da artisti, intellettuali e attivisti e promossa dalla famiglia Sankara con gli avvocati della ?Campagna Internazionale Giustizia per Sankara?. Partita da Città del Messico, dopo aver attraversato la Francia e la Svizzera e l?Italia ha concluso il viaggio ieri 14 ottobre a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. Nel 2006 l?Onu ha chiesto, attraverso un pronunciamento al governo del Burkina Faso, che sia fatta luce sulle circostanze della morte dell?ex presidente. A tutt?oggi il dossier sulla giustizia nei confronti di Thomas Sankara resta aperto presso il Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite.

In esclusiva per VITA il commento di Odile Sankara, attrice e scrittrice, sorella di Thomas e promotrice della carovana Tom Sank 2007.

Di Odile Sankara*

Quante delle nostre azioni si inscrivono nella durata come una scultura tagliata dentro la pietra selvaggia? Apparteniamo alla generazione dell?effimero dove tutte le cose si consumano nell?istante? Questa generazione è quindi sottoposta solo alla necessità della sopravvivenza? Eppure non esiste una posterità degna al di fuori dell?eredità trasmessa. Il gesto creativo come mezzo per tramandare, perpetuare la vita è rattrappito. I valori che fondano l?umanità devono essere scolpiti nel marmo per permettere la trasmissione. Questi ultimi ci permettono di distinguere l?uomo, l?homo sapiens, dall?animale. Ma è sempre facile?

Questo terzo millennio impone incontestabilmente una corsa sfrenata verso la ricerca di nuovi valori. Un nuovo sole si è levato. L?era della globalizzazione porta tutto via nel suo turbinare. Il denaro diventa la parola d?ordine, il valore per eccellenza, noi non siamo allora una generazione effimera ma una generazione ?sacrificata?, perché la catena del lavoro della trasmissione è interrotta. Le cellule famigliari e sociali sono le prime spie di questo stato di cose. Le associazioni e i diversi movimenti che si sviluppano in giro per il mondo tentano di mantenere in vita questo dovere della trasmissione. A dispetto di tutti questi sistemi di prevenzione messi in atto e dei mezzi dispiegati per colmare questo vuoto, il fossato si allarga. La delinquenza aumenta, la criminalità è diventata il primo mestiere da intraprendere, la via d?uscita. E, per estensione, noi possiamo parlare di criminalità in tutte le sue forme, specialmente le più furbe. Quella economica che si pianifica e si affila come la lama di un coltello consiste nel saccheggiare popoli interi costringendoli nella miseria più totale. Questi criminali si chiamano ?potenze statali? e altre potenze economiche multinazionali ben conosciute in Africa: Bouygues, Bollore, Shell, o ancora total-Elf? Il genocidio morale ed economico è in corso, non stupiamoci allora per l?invasione del suolo occidentale da parte delle popolazioni dei Paesi chiamati ?quartomondisti? (Africa, Europa dell?Est, Asia del Sud, America Latina), una gioventù in cerca di un eldorado utopico.
Questo movimento provocato dall?istinto di sopravvivenza della nuova «razza» di immigrati definita «rapace» è irreversibile e continuerà ad esaurimento. Fili spinati e decine di metri di altezza di muri non fermeranno questo processo. La soluzione è altrove, il problema è alla base.
Non che si debba incoraggiare l?immigrazione, ma bisogna rispettarla. Riflettere su una reale alternativa che freni l?emorragia. Rispettare l?immigrazione significa mettere fine al saccheggio sistematico delle ricchezze altrui e permettere alla generazione attuale di prendere in mano il suo destino e contribuire così a fondare una nuova politica di cooperazione nord-sud.

Se Thomas Sankara ha detto di no a questo sistema di spoliazione dell?uomo da parte dell?uomo, è stato per arrivare a costruire un altro modello di sviluppo del continente ?per il suo stesso popolo?. La non alienazione dei popoli, per lui, passava anche dallo sviluppo di un mercato interno africano in grado di garantire la non-dipendenza alimentare. Dove siamo oggi?
I nuovi accordi di Cotonou Ue-Acp (che probabilmente saranno sottoscritti a gennaio) prevedono la liberalizzazione del mercato africano. Nessuno ignora le conseguenze: la morta sicura e certa della piccola produzione africana non concorrenziale, il deficit fiscale dei nuovi accordi doganieri seguito della riduzione alla mendacità dei nostri stati sovrani.
Il destino dell?Africa economica è almeno in parte nelle mani degli stessi africani: uomini, donne, giovani. Lo sviluppo in questione dell?Africa passa inevitabilmente dalle donne dai contadini. Sankara ha dato prova che questo è possibile. Sono passati vent?anni dalla sua morte e una certa gioventù africana reclama questo ideale. Un dovere di memoria si impone! L?anno 2007 è per gli intellettuali, gli artisti, i politici, i contadini, gli operai, i giovani, gli uomini e le donne d?Africa, d?Europa e di America Latina che l?hanno conosciuto o scoperto il suo pensiero, l?anno di Thomas Sankara.

Il progetto «Memoria di braci e di futuro, la Carovana Tom Sank 2007» rappresenta un dovere di memoria dedicato a Sankara e ricorda all?opinione pubblica internazionale le sue idee e la pertinenza del suo progetto sociopolitico per l?Africa. L?elemento culturale e artistico è un potente mezzo di incontro e quindi rappresenta un mezzo per far scoprire meglio Sankara e il suo pensiero, fondatore di grandi sconvolgimenti qualitativi in Africa da 20 anni a questa parte e nelle relazioni nord-sud, che necessitano di evolvere da rapporti di dominazione a un partenariato paritario. Non possiamo dimenticare che la vicenda di Sankara evoca il problema della giustizia, dell?impunità. Vent?anni dopo la sua morte, non è ancora stata resa giustizia. Più che mai siamo dentro l?asse del dovere di trasmissione, il solo mezzo per pretendere «un altro mondo possibile».

* Odile Sankara, l?ultima dei nove fratelli di Thomas, è attrice di teatro e di cinema.

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