Formazione

Banche Popolari presentano il primo bilancio sociale

L'abstract del rendiconto Csr del movimento cooperativo

di Redazione

Le Banche Popolari sono state le prime società cooperative del nostro Paese; la nascita del movimento, che risale al 1863, introduce in Italia concetti quali la collaborazione reciproca tra i soci e la condivisione delle responsabilità nella gestione aziendale.
Ad oggi il movimento conta 39 Banche Popolari, di cui 16 capogruppo, per un totale di 96 istituti di credito, tra i quali figurano tre dei principali Gruppi Bancari italiani, la Banca Popolare Etica, unica azienda di credito specializzata nella microfinanza ?etica? e la Banca Popolare di Garanzia, primo esempio di banca di garanzia nata dalla trasformazione di un Confidi. Il 2006 è stato un anno particolarmente favorevole per il movimento del Credito Popolare, ed accentua il processo di sviluppo della Categoria.
La quota di mercato della Categoria supera, attualmente il 26% degli sportelli, il 24% della raccolta, il 22% degli impieghi. Il rapporto tra sofferenze ed impieghi è pari al 3,3% rispetto al 3,8% del sistema.
Il valore aggiunto (differenza tra valore della produzione e costo della produzione) prodotto dalle Banche Popolari nel 2006 è stato superiore agli 11 miliardi di euro.
La costante crescita dimensionale, derivante da performance mediamente migliori rispetto al resto del sistema bancario, non ha però mutato l?essenza delle Banche Popolari, fondata sui tre principi cardine originari:
Cooperazione: unione dell?impegno dei singoli per raggiungere scopi comuni, che nelle Banche Popolari viene sintetizzata dal sistema di governance e dal modello di business basato sul relationship banking, ovvero su relazioni di clientela strette e durature con famiglie e PMI.
Localismo: attività costante in funzione del progresso economico, sociale e civile, di un crescente numero di comunità locali. Attualmente oltre il 70% degli sportelli di Banche Popolari è ubicato in aree dove prevalente è l?attività delle PMI; la quota di prestiti alle imprese destinati ad aziende di medie e piccole dimensioni è doppia per le Popolari rispetto al resto del sistema (61,% contro 31,8%); la percentuale di risparmio reinvestito a livello locale supera il 70%.
Solidarietà: sostegno significativo ad iniziative sociali, culturali, assistenziali e ambientali. Le Banche Popolari hanno destinato a tal fine circa 130 milioni di euro nel 2006, il 3,7% dell?utile netto, percentuale tripla rispetto al resto del Sistema (1,2%).

Il crescente interesse sui temi della responsabilità sociale d?impresa ha suscitato da tempo un ampio dibattito, che ha contribuito a consolidare e diffondere una diversa considerazione del ruolo e degli obiettivi dell?attività imprenditoriale.
Tra le aziende di credito, le Banche Popolari sono state le prime ad intraprendere una redazione del bilancio sociale, proponendo all?attenzione dei propri soci e dell?opinione pubblica il primo modello strutturato per il settore del credito. Ciò non sorprende, in quanto la natura peculiare delle Popolari fa sì che il particolare legame con le rispettive comunità locali spinga queste banche alla più ampia divulgazione delle informazioni aziendali, al fine di agevolare la condivisione dei programmi ed ottenere il consenso sull?attività svolta.
Il Bilancio Sociale della Categoria è uno strumento strutturato di comunicazione che mira a far emergere il valore sociale dell?azione svolta dalle Banche Popolari nel loro complesso, quali soggetti portatori di una propria responsabilità civile e sociale all?interno delle comunità di riferimento. La responsabilità sociale che fa del progresso del territorio, in tutte le sue componenti, il vero obiettivo della Banca, è infatti, caratteristica intrinseca del Credito Popolare e ne accompagna l?operato sin dalla fondazione dei primi istituti.
Le Banche Popolari sono da sempre, infatti, il motore ?creditizio? della piccola e media imprenditoria e sostengono fattivamente l?espansione dei sistemi produttivi distrettuali del Paese.
La recente e significativa crescita dimensionale di alcune Popolari, che si sono proposte come ?poli aggreganti? di banche locali non ha mutato struttura sociale e mission delle Banche Popolari: votate al costante sostegno del territorio, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà. La metamorfosi strutturale, che ha permesso di migliorare costantemente i livelli di efficienza al servizio delle PMI e delle famiglie, non ha influito, pertanto, sulla condivisione e sulla diffusione dei valori e degli obiettivi che ispirano l?operato delle Banche Popolari, per le quali la crescita di lungo periodo di tutti gli stakeholders è il fine principale.
L?operato quotidiano delle Banche Popolari, va a vantaggio, quindi:
dei soci: oltre un milione, in aumento del 15% rispetto al 2000, di ogni ceto ed età;
dei dipendenti: 73.000; l?incidenza della componente femminile, in rilevante aumento, è passata dal 28% del 2001 all?attuale 39%;
dei clienti: circa 9 milioni di Famiglie e PMI;
dei fornitori: l?indotto complessivo delle Banche Popolari nelle rispettive realtà locali è stimato intorno al miliardo di euro ed impegna oltre 60.000 imprese fornitrici;
di tutta la comunità: oltre alle iniziative di interesse sociale viste in precedenza, con le quali le Banche Popolari sostengono direttamente la crescita delle comunità locali, sono in costante aumento l?attività territoriale di tesoreria per gli enti pubblici e gli affidamenti ad enti ?no profit? attivi in campo assistenziale e culturale. In quest?ultimo segmento la quota di mercato della Categoria è salita in dieci anni dal 12,1 al 17,9%.
L?espansione delle Banche Popolari è stata, infine, particolarmente accentuata nelle aree del Mezzogiorno dove più elevata è la concentrazione di PMI, secondo un modello di presenza sul territorio teso a rivitalizzare il ruolo cardine per lo sviluppo locale delle banche acquisite, soprattutto tramite l?aumento dell?attività di impiego ad imprese dell?area. Ne è scaturito il sostanziale raddoppio dell?incidenza delle Banche Popolari nelle regioni del Sud e Isole, che controllano attualmente il 32% delle dipendenze bancarie, il doppio rispetto a dieci anni fa.


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