Volontariato

Testamento biologico: per Barragan è meglio non fare la legge

Il cardinale al convegno dell'Istituto tumori di Milano

di Redazione

Si è tenuto oggi a Milano, all’Istituto nazionale dei Tumori (INT) una giornata sul tema: ‘Eutanasia in oncologia: tentazione dei sani, necessità dei malati, esigenza sociale?”. Al dibattito è intervenuto il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute.

Secondo il cardinale nel dibattito aperto sul testamento biologico ci sono tre importanti nodi da sciogliere. Il primo è che “il documento si dovrebbe poter cambiare sempre, perchè le persone
modificano i desideri e le idee nel corso della vita e delle esperienze”. Secondo, “bisognerebbe individuare un fiduciario che sia davvero super partes”. Infine, terzo punto, “c’è il problema di chi
decide il limite entro cui parlare di accanimento terapeutico, ben diverso dalle cure palliative”. Conclusione: “Dunque, per il testamento biologico nella pratica esistono numerose difficoltà”. Barragan ha detto no a cure che si traducano in accanimento terapeutico e ha sottolineato il rischio che il testamento biologico diventi una scorciatoia per l’eutanasia.

Carla Ripamonti, oncologa della Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori (Int) dice: “In 25 anni, su 40
mila pazienti oncologici seguiti nel nostro ospedale, solo in quattro ci hanno chiesto l’eutanasia”. “Ma in tre – ricorda l’oncologa – hanno cambiato idea dopo che siamo riusciti a togliere loro il dolore. Solo una paziente è rimasta ferma nella sua richiesta, e anzi ha tentato il suicidio. Ma era molto
depressa e soprattutto temeva di diventare cieca e dover dipendere dagli altri”.


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