Cultura

Myanmar: i vescovi cattolici alla larga delle proteste

Appello ai cattolici per "pregare a favore del paese". Poi la presa di posizione: "preti e religiose non si possono coinvolgere nelle attuali proteste"

di Redazione

I vescovi di Myanmar prendono oggi posizione e chiedono ai cattolici di fare ”incessanti preghiere” per il ”benessere” del loro Paese, scosso dalla grande protesta sociale guidata dai monaci buddisti contro la dittatura militare che governa da 45 anni. Secondo fonti locali oggi l’esercito avrebbe represso con gas lacrimogeni e percosse le manifestazioni pacifiche provocando diverse vittime e feriti. La Chiesa del Myanmar – si legge in una dichiarazione diffusa dall’agenzia asiatica Ucanews (Union catholic news) e firmata dall’arcivescovo Charles Bo di Yangon, segretario generale della Conferenza episcopale del Myanmar e dall’arcivescovo Paul Zinghtung Grawng di Mandalay, presidente della stessa – stava gia’ portando avanti ”catene di preghiera e adorazione eucaristica perpetua in tutte le parrocchie dell’arcidiocesi e delle diocesi per la pace e lo sviluppo del Paese dal 1 febbraio 2006 fino ad oggi”. Nella situazione attuale, affermano i vescovi, ”a tutti i cattolici viene chiesto di fare incessanti preghiere e di offrire messe speciali per il bene del Paese”. I vescovi precisano pero’ che, secondo il diritto canonico e gli insegnamenti sociali della Chiesa cattolica, ”i preti e le religiose non si possono coinvolgere nei partiti politici e nelle attuali proteste”. ”I cattolici, come cittadini del Paese – affermano – sono liberi di agire come credono. Il clero e i religiosi possono dare indicazioni opportune”.

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