Mondo
Il fattore “we” alla Casa Bianca
L'America del dopo Bush scopre le tematiche sociali. Una nuova attenzione che si rispecchia nei programmi dei candidati alle primarie. In edicola con VITA Magazine!
L?America del dopo Bush sarà il primo Paese del mondo ad avere un?Accademia del volontariato. Una West Point del sociale, in cui si impara a gestire imprese solidali invece che a sparare, finanziata dal governo con 164 milioni di dollari l?anno per offrire un?istruzione a 5mila studenti, in cambio dell?impegno a lavorare per cinque anni nel campo dei servizi sociali una volta laureati. Questo sia che alla Casa Bianca traslochino la senatrice Hillary Clinton o il suo compagno di partito Joe Biden. Se fra i candidati democratici dovessero invece spuntarla Barak Obama, Chris Dodd o John Edwards, gli Usa diventeranno il primo Paese del mondo con un programma di servizio civile comunitario, con 100 ore di volontariato obbligatorie per tutti i liceali, con un plotone di volontari verdi chiamati Green Corps. Primarie democratiche all?insegna della responsabilità sociale? Non esattamente. Di progetti incentrati sul non profit e il volontariato sono farciti anche i programmi degli aspiranti presidenti repubblicani. Dal Senatore dell?Arizona John McCain, a favore di incentivi per la costituzione di un servizio civile nazionale, all?ex sindaco di New York Rudy Giuliani che punta sui volontari in pensione fino all?ex governatore dell?Arkansas Mike Huckabe che non perde occasione per dichiarare: «Uno dei momenti più importanti della mia vita è stato assistere all?enorme dispiegamento di amore e di sforzi dei miei cittadini all?indomani dell?uragano Katrina».
Un?attenzione trasversale per la società civile mai vista prima d?ora nelle campagne elettorali americane e che Time ha celebrato con una copertina (quella del 10 settembre, titolo «Il dibattito sul servizio civile») dedicata ai volontari: 61 milioni di persone che nel 2006 hanno donato oltre 8 miliardi di ore di impegno. Un esercito ribattezzato il fattore ?we?, ?noi? in italiano. Due lettere che marcano un confine importante: quello tra gli anni 80 e 90, l?era della generazione ?me? concentrata sui propri singoli bisogni, e il Duemila, l?era in cui 61 milioni di americani hanno scoperto che i problemi del mondo hanno un impatto diretto sulle loro vite e non si percepiscono più come singole monadi.
Un bond solidale
Lo provano l?aumento dei volontari a stelle e strisce – più 6% dal 1989 ad oggi – e il fatto che Timedel 10 settembre presenti la creazione di un servizio civile nazionale volontario come un vantaggio economico, oltre che sociale, per il Paese. Linfa del programma, secondo il settimanale, dovrebbero infatti essere i National-Service Baby Bond, fondi intestati ai neonati americani, finanziati con 5mila dollari dal governo federale e con un rendimento di circa il 7%, cui gli intestatari potranno accedere solo compiuti i 18 anni, quando il fondo varrà circa 19mila dollari, e a condizione di fare un anno di volontariato o di servizio militare. «Considerato che ogni anno nascono 4 milioni di bambini, e che ciascuno di loro riceve un baby bond di 5mila dollari, la spesa totale sarebbe di 20 miliardi di dollari l?anno», scrive Time, «meno di quanto spendiamo ogni due mesi per la guerra in Iraq e la metà di quanto spendiamo ogni anno per il sistema penitenziario. In più il governo otterrebbe un miliardo di dollari di dividendi dagli investimenti e potrebbe tenersi i bond che la gente non richiede». Chi porteranno alla Casa Bianca i volontari? Difficile dirlo. Per il momento l?unica cosa certa è che i loro voti non si racimolano più su YouTube, mySpace e Facebook, «siti di social networking per la generazione ?me?», avverte il quotidiano inglese The Guardian. La generazione ?we? incrocia altrove. Su www.volunteermatch.org, www.change.org, www.kiva.org, www.idealist.org e www.horsemouth.co.uk, l?ultimo nato dei siti di socializzazione per volontari che prima ancora di essere operativo (sarà online da metà ottobre) ha ricevuto i complimenti di un altro presidente deciso a vincere le prossime elezioni grazie al fattore ?we?: il premier inglese Gordon Brown.
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