Welfare

No global: l’ordinanza di 359 pagine

Il Gip: Non ci troviamo di fronte a espressioni di dissenso ma a azioni che minacciano la ''sicurezza dello Stato'' e ''l'ordine pubblico''.

di Redazione

Non ci troviamo di fronte a espressioni di dissenso ma a azioni che minacciano la ”sicurezza dello Stato” e ”l’ordine pubblico”. Cosi’ in sintesi, in una delle 359 pagine dell’ordinanza, il gip Nadia Plastina, sintetizza l’oggetto dell’inchiesta che ha portato agli arresti degli esponenti No Global. ”Non vi e’ ragionevole dubbio, anche alla stregua di quanto realmente verificatosi nel corso dei disordini e del comportamento adottato da molti degli antagonisti – scrive il gip, che a tale proposito cita anche una sentenza della Cassazione del 1980 – che non ci si trovi di fronte ad una manifestazione del pensiero pura e semplice, ma ad un comportamento in grado di minacciare, attraverso la determinazione o il rafforzamento dell’altrui risoluzione, il bene giuridico autonomo rappresentato dalla sicurezza dello Stato e dall’ordine pubblico”. Nell’ordinanza, il gip cita tra l’altro due momenti salienti. Il 6 marzo 2001 quando Francesco Cirillo invia un e-mail a un sito Internet del movimento antagonista dal titolo ”la globalizzazione sotto casa” dove tra l’atro si afferma che ”i potenti militarizzando le citta’ dimostrano l’esistenza di un’opposizione vera e reale, la forza del movimento deve essere tale che l’ingestibilita’ delle citta’ deve far scegliere nel futuro altri luoghi isolati per svolgere tali convegni”. Per gli inquirenti questo documento rappresenta ”l’uscita allo scoperto” di Cirillo che ”poneva al movimento compiti e obiettivi violenti, per condizionare lo Stato italiano nella scelta del luogo dove svolgere i vertici governativi degli Stati piu’ importanti del mondo, proprio alla vigilia di quello della citta’ partenopea, auspicando altresi’ che le lotte non si limitassero a queste occasioni (ossia a un antagonismo su scala globale, ma assumessero un carattere permanente a livello territoriale”. La seconda importante data e’ il 19 maggio 2001, a due mesi dagli incidenti di Napoli e prima del G8 di Genova, quando al termine di un’assemblea a Cosenza viene diffuso un documento nel quale ”emergono – osserva il giudice – chiari e preordinati i comportamenti violenti che i componenti dell’associazione avevano intenzione di porre in essere a Genova. ”Altro che Bologna – e’ scritto nel documento citato dal gip -. Li’ era tutto finto, gli scontri costruiti a tavolino. La ricchezza di Napoli va ora portata a Genova, non bisogna arretrare di un millimetro. Come realta’ del Sud questo dobbiamo portare: soggetti reali e, se e’ il caso, scontri reali. Questa e’ la differenza tra noi e le componenti moderate, che a Napoli col loro atteggiamento hanno indirettamente consentito la spaccatura del corteo”.


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