Cultura

Chávez, la riforma costituzionale e i vescovi

La Conferenza episcopale del Venezuela prepara un messaggio critico sulla nuova Costituzione voluta dal presidente. Sarà pubblicato a fine ottobre

di Paolo Manzo

Già nei mesi scorsi a più riprese la Chiesa del Paese latinoamericano aveva espresso la propria preoccupazione e le proprie crescenti riserve verso la riforma costituzionale progettata da Chávez. Il testo sarà reso pubblico a fine ottobre al termine cioè dell’Assemblea plenaria straordinaria nella quale la riforma del trattato costituzionale sarà analizzata in tutti gli aspetti giuridici, etici e politici. La commissione episcopale che ha il compito di esaminare il nuovo testo è nata lo scorso 5 settembre per volere del Comitato di presidenza della Conferenza episcopale del Venezuela ed è composta dall’arcivescovo di Caracas, cardinale Jorge Urosa Savino, dall’arcivescovo di Cumaná, Diego Padrón, di Valencia, Reinaldo Del Prette Lissot e dal vescovo di San Carlos, Jesús Zárraga. In un comunicato, i vescovi esortano ad un dibattito approfondito ”affinché la Costituzione nazionale sia un trattato di pace e non di guerra” e che rispetti tutte le opinioni perché ”deve essere di tutti e non di alcuni gruppi in particolare”. I cambiamenti nel nuovo progetto di Chávez sono sostanziali: l’intenzione dichiarata del presidente venezuelano è di allineare il Paese ”con il socialismo del XXI secolo”. La riforma prevede, per il capo dello Stato, tempi più lunghi sul limite di rieleggibilità, ora fissato a due mandati consecutivi, mentre la presidenza si dovrebbe prolungare dai sei a sette anni. Provvedimenti che per essere approvati presuppongono la riduzione dei compiti per i governatori ed i sindaci. Nel nuovo testo, verranno modificati 33 articoli sui 350 che costituiscono la Costituzione già cambiata da Chávez nel 1999. Tra le misure in esame anche l’organizzazione politico-territoriale del Venezuela da dividere in ”comuni” e, in ambito economico, le nazionalizzazioni dei settori petrolifero, elettrico e delle telecomunicazioni. Più interesse statale anche nella gestione delle risorse monetarie; si profila inoltre una riduzione a sei ore dell’orario massimo di lavoro giornaliero. ”Un ampio consenso nazionale” è l’auspicio dei vescovi per quel che riguarda il nuovo testo costituzionale: ”la riforma – si legge nel comunicato – deve rispettare tutti i grandi principi nonché i diritti già consacrati nella costituzione vigente”.


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