Formazione

Anni schizofrenici a Teheran

Yalla Italia con VITA 35/2007: l'altro Islam. Che cosa sucesse quel giorno in Iran

di Redazione

In tutto il mondo l?11 settembre più che una data è il riferimento temporale che indica il punto di svolta nelle relazioni tra mondo islamico e mondo occidentale. Da questo drammatico giorno in poi si tende a suddividere l?umanità in musulmani e non musulmani, sorvolando sulle differenze esistenti nell?islam. Inutile negarlo, sul pianeta la grande maggioranza del popolo del Corano ha gioito, considerando l?attacco alle torri gemelle alla pari dell?abbattimento di Golia da parte di Davide, nonostante i governi degli stessi Paesi abbiano espresso solidarietà all?America sanguinante. Mentre nei Paesi alleati dell?America – Arabia Saudita in testa – spesso si festeggiava, paradossalmente l?Iran, nazione che per Bush è lo Stato canaglia per antonomasia, viveva un forte smarrimento, assolutamente analogo a quello che stava attanagliando l?Occidente. Mohammad Khatami, in quel periodo presidente iraniano, fu uno tra i primi leader politici del globo ad esprimere una netta ed inequivocabile condanna all?atto terroristico. I sentimenti del mullah-filosofo rispecchiavano quelli del suo popolo, con i giovani e le ragazze inchadorate che nelle principali città hanno acceso candeline in memoria delle persone perite nella tragedia. Anche questo evidenzia le abissali differenze tra islam arabo-sunnita ed islam persiano-sciita: storicamente i primi vogliono annullare i figli di Persepoli, considerati un?anomalia confessionale e culturale. I timori del popolo iraniano erano addirittura maggiori rispetto a quelli occidentali: la mente di molti era lacerata da un angosciante timore, come confessa un giovane: «Se questi pazzi criminali sono riusciti ad attaccare l?America, potente e lontana migliaia di chilometri, vuol dire che possono colpirci quando vogliono: siamo geograficamente più vicini ed inoltre per loro è più facile muoversi in Iran piuttosto che in America». Questi pazzi: gli uomini di Al Qaeda, organizzazione sunnita di matrice wahhabita cresciuta in madrasse finanziate da petrodollari arabi. L?attacco venne condannato anche dall?ala conservatrice del clero sciita: «Per l?islam è illecito uccidere civili ed innocenti». L?odio del popolo iraniano verso l?America e l?Occidente di fatto esiste solo nel confuso immaginario collettivo occidentale, conseguenza dell?analisi pasticciata e superficiale di vari media frettolosi: per crederci basta visitare l?Iran, dove vige il detto «la gente è gente, i politici sono politici che ovunque fanno disastri», e constatare la cordialità con cui si è trattati. Gli iraniani, laici e conservatori, religiosi od anticlericali, sono sì risentiti con l?America, ma per aver armato l?Iraq di Saddam: chi si ricorda la foto con un sorridentissimo raìs che a Bagdad riceveva Donald Rumsfeld e le sue armi da usare contro l?Iran di Khomeini? A Teheran la situazione è cambiata da quando, tramite una tornata elettorale contraddistinta da brogli ed astensionismo, Ahmadinejad è salito al potere: l?anno scorso le tv di Stato, nei giorni precedenti l?anniversario, hanno mostrato in continuazione documentari atti ad accreditare la farneticante tesi che l?attacco alla Casa Bianca non sia effettivamente accaduto e che, comunque, tutto dovrebbe esser imputabile ai servizi segreti americani ed al Mossad israeliano in quanto – cosa assolutamente infondata – nessun ebreo sarebbe morto nel crollo delle torri gemelle. Taglia corto un anziano commerciante di Tabriz, al confine con la Turchia: «Nessuno ci crede che siano stati l?America ed Israele ad attaccare le Torri gemelle. Non ci credono nemmeno loro, nemmeno i mullah del regime che ci propina queste stronzate in tv».


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