Cultura

In strada a Istanbul

Yalla Italia con VITA 35/2007: Ho deciso di uscire in strada perché non potevo più sopportare quelle immagini, e volevo condividere ciò che avevo visto... di Orhan Pamuk

di Redazione

Ho deciso di uscire in strada perché non potevo più sopportare quelle immagini e soprattutto perché volevo condividere con altre persone ciò che avevo visto. Più tardi ho incontrato uno dei miei vicini di casa a Instanbul. «Signore, ha visto, hanno bombardato l?America», ha detto, aggiungendo con ferocia, «hanno fatto bene». Questo anziano signore non è affatto religioso. Fatica a guadagnarsi da vivere facendo piccole riparazioni e del giardinaggio; di sera si ubriaca e litiga con la moglie. Non aveva ancora visto quelle scene spaventose, ma solo sentito dire che qualcuno aveva fatto qualcosa di orribile all?America. Ho ascoltato anche altre persone esprimere una rabbia simile a quella della sua reazione iniziale (della quale successivamente si sarebbe pentito). In un primo momento, in Turchia, molti parlavano della brutalità del terrore e di quanto l?attacco fosse spregevole e spaventoso. Poi, però, hanno fatto seguire alla loro denuncia alcuni ?ma?, criticando in modo ora contenuto ora risentito il potere politico ed economico dell?America. Cosa spinge e corrode un anziano signore di Istanbul ad esultare per il terrore di New York in un momento di rabbia, o un giovane palestinese che non ne può più dell?oppressione israeliana ad ammirare i talebani che cospargono le donne di acido nitrico perché hanno mostrato il volto? Non è l?islam o ciò che viene stupidamente descritto come il contrasto tra Est e Ovest, e neppure la povertà in sé. È il sentimento d?impotenza che deriva dal degrado, dall?impossibilità d?essere compresi e dall?incapacità di far sentire la propria voce.

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