Volontariato

Il Corano ai compagni…

Yalla Italia con VITA 35/2007: Il nostro giorno dopo. Dimostrare a scuola o nel condominio che l'islam è religione di pace. Testo alla mano. Di Imane Barmaki

di Redazione

Il 12 settembre io sono andata a scuola con il Corano. Volevo spiegare ai miei compagni il significato di quel termine di cui i media facevano un uso abusivo: ?il jihad?. Avevo paura che mi discriminassero. Ho cercato di spiegare loro che quel termine non significa ?guerra santa? come erroneamente e comunemente si crede, che esso significa lo sforzo e la lotta interiore che ogni musulmano compie per raggiungere un determinato obiettivo di tipo spirituale. Ho cercato di chiarire che il jihad indica uno sforzo sincero che si compie in due direzioni: quella personale per superare il proprio egoismo e quello sociale per superare l?ingiustizia e l?oppressione, e da ciò consegue che la giustizia nell?islam non si raggiunge attraverso la violenza ma attraverso lo sforzo che spinge alla conoscenza e alla perfezione. Ho sottolineato che il jihad costituisce il cuore della mia religione e che islam, cristianesimo ed ebraismo hanno le stesse basi, e soprattutto che siamo tutti figli di Abramo. Lo scopo di portare il Corano in classe era quello di illustrare che l?islam è religione di pace e che quegli arabi dell?attentato strumentalizzavo la mia religione per giustificare il loro comportamento, un comportamento che io definirei anti islamico. La mia paura di essere discriminata è risultata essere infondata perché i miei compagni sono stati intelligenti e hanno capito che non bisogna «fare di tutta l?erba un fascio» ed io fortunatamente non sono stata ostaggio di quella aggressività psicopatica di cui i commentatori parlavano.


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