Volontariato

Coldiretti: già 2.360 i Comuni OGM free

Marini: “Dieci anni di impegno per la sicurezza”

di Redazione

Siamo partiti forse in solitudine e oggi ci rendiamo conto che siamo moltissimi con oltre 2.300 comuni che, su nostra iniziativa, hanno adottato delibere per tenere lontani gli organismi geneticamente modificati (OGM) dal proprio territorio. E? quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini, al Meeting Nazionale della Coalizione ItaliaEuropa Liberi da OGM, nel ricordare le tappe che hanno portato all?imminente appuntamento della consultazione con il sostegno di 28 associazioni. Questo progetto – ha ricordato Marini – parte infatti da lontano: sono trascorsi dieci anni da quando Coldiretti ha concretizzato il proprio impegno per dare una risposta chiara alle imprese e ai cittadini riguardo alle conseguenze negative dell?utilizzo di organismi geneticamente modificati. Abbiamo cominciato dapprima una collaborazione col mondo scientifico che ci ha permesso di rendere un servizio in termini di conoscenza obiettiva del problema per poi cominciare a costruire una significativa alleanza con le altre parti sociali: ambientalisti e consumatori. Voglio ad esempio ricordare – ha sottolineato Marini – che dopo la presenza accidentale di OGM in alcune partite di semi di mais seminate nel corso della campagna 2003 in Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna abbiamo imposto alle ditte sementiere il ritiro del prodotto contaminato per l?avvio alla distribuzione, ma soprattutto abbiamo cominciato a lavorare sui bisogni di un?impresa agricola sempre più proiettata verso il mercato per conquistare la fiducia dei cittadini consumatori mettendo in campo il progetto ?semina sicura?, chiedendo garanzie per l?assenza di contaminazioni. Erano maturi, nel frattempo, i tempi per la costituzione della Coalizione Liberi da OGM insieme ad alcuni di noi che oggi si ritrovano qui dopo tanti presidi davanti a Palazzo Chigi, al Parlamento, a Roma ma anche di fronte alla Commissione a Bruxelles per ottenere, come abbiamo ottenuto, – ha affermato Marini – la moratoria sull?impiego da OGM e regole migliori sulla tracciabilità e l?etichettatura degli OGM, opponendosi alla coesistenza mentre rimane ancora aperta la questione della contaminazione dei prodotti biologici. La battaglia è dunque ancora lunga, ma la scelta della Coldiretti si è dimostrata nel tempo lungimirante e vincente – ha affermato Marini – per una agricoltura moderna che vuole garantirsi il futuro e deve saper rispondere alle domande che vengono dal mercato e dai consumatori che chiedono di consumare alimenti di qualità, con un forte legame territoriale e senza organismi geneticamente modificati. Coldiretti intende rafforzare la propria azione che in questi anni ha portato a ottenere già 2360 delibere di Comuni liberi da OGM, determinando soprattutto una forte coesione con la società contro qualsiasi scippo delle qualità dei nostri prodotti agroalimentari, autentici tesori da custodire e valorizzare. La crescente opposizione al biotech nel piatto – ha concluso il presidente della Coldiretti – non è infatti per le imprese il frutto di una scelta ideologica, ma economica a tutela dell’impresa. Il vero obiettivo è quello di valorizzare le produzioni ?Made in Italy? e di difenderle dalla omologazione e dalla delocalizzazione territoriale e per questo occorre continuare l’impegno contro i tentativi di inquinamento da biotech. Tre italiani su quattro (74 per cento) che esprimono la propria opinione sono convinti che i prodotti contenenti Organismi Geneticamente Modificati (Ogm) non fanno bene alla salute secondo l’indagine Coldiretti Ispo sulle abitudini alimentari. Mentre all?estero – conclude la Coldiretti – danneggerebbe l’immagine complessiva del Made in Italy alimentare e causerebbe danni economici irrimediabili con oltre la metà degli stranieri (55 per cento) che eviterebbe gli alimenti interessati e con addirittura il 15 per cento che rifiuterebbe tutti i cibi nazionali, sulla base dei risultati della ricerca Inran sull’impatto degli Ogm sui consumatori esteri di alimenti Made in Italy.


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