Famiglia

Aprite finestre nei programmi

La scuola multicolor/ Io, genitore. Regina Battikh, siriana

di Emanuela Citterio

Tre figlie: «La maggiore è all?università, la seconda farà la maturità, l?ultima entra in prima media». I coniugi Ammoune sono tornati dalla Siria, dove hanno trascorso l?estate, giusto il giorno prima dell?inizio della scuola. Di lezioni, libri e programmi italiani la mamma, Regina Battikh, 42 anni, ne sa qualcosa: «Viviamo in Italia da vent?anni, le nostre figlie hanno sempre studiato a qui, a Cologno Monzese». Vita: Mai avuto problemi? Regina Battikh: Solo una volta, ma non a scuola. Per strada un vicino di casa ha chiamato ?talebana? la seconda delle mie figlie, che ha 17 anni. Alle elementari e alle medie a noi è sempre andata bene, ma so di bambini che sono stati maltrattati. A volte basta una parola, uno sguardo? i bambini sono sensibili, e non tutti sono a priori accoglienti. Vita: In questi 20 anni ha visto cambiamenti? La didattica è più interculturale? Battikh: Non ci sono stati cambiamenti. Nelle scuole che frequentiamo, tutte pubbliche, non ci sono mai state iniziative interculturali. Vita: Cosa si aspetta dal nuovo anno? Battikh: Nella classe di mia figlia minore c?è solo un altro ragazzo figlio di immigrati, egiziano. Credo sia necessario lavorare soprattutto sugli italiani, prepararli alla convivenza. Per quanto riguarda i programmi, alle elementari e medie i ragazzi hanno già abbastanza da studiare, non aggiungerei altro. Forse si può modificare l?approccio. Penso alla storia: noi in Siria oltre alla storia araba studiavamo quella europea. Qui non succede il contrario. Nei programmi di storia, letteratura e geografia si dovrebbero aprire più finestre sul mondo.


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