Volontariato

Scuola: che ne è dei bimbi rom

Solo la regione Veneto ha firmato un protocollo per il loro inserimento. Presto anche in Toscana. E tutti gli altri?

di Sara De Carli

All’inizio dell’anno scolastico si ripresentano i problemi e le preoccupazioni relative all’inserimento scolastico dei bambini rom. Il protocollo d’intesa firmato nel 2005 da Ministero della Pubblica Istruzione e Opera Nomadi “non ha mai ricevuto un euro di finanziamento”, dice Renata Paolucci, responsabile scuola di Opera Nomadi. Anche se il sottosegretario Letizia De Torre, con delega all’immigrazione, precisa che quel protocollo non prevedeva affatto alcun finanziamnto. “L’accordo deve ancora essere perfezionato,”, ammette la Paolucci, “siamo stati convocati al Ministero per il 7 settembre, speriamo finalmente in una svolta”. In particolare Opera Nomadi si aspetta che il ministero solleciti le direzioni scolastiche regionali per la stipula di protocolli regionali. Finora l’ha fatto solo la Regione Veneto e pare che sia in dirittura d’arrivo un protocollo con la Regione Toscana. “Senza scuola non riusciremo a togliere i bambini dalle strade”.

Quest’anno novità a Villanova Marchesana (Rovigo), dove da due anni i bambini 18 rom del paese facevano scuola da soli, in due pluriclasse, in quella che di fatto era diventata una “scuola-ghetto”, perché i genitori italiani avevano iscritto altrove i loro figli. L’Opera Nomadi chiedeva da due anni di spalmare i bambini in più classi, nelle scuole dei paesi vicini, ma il sindaco non ci sentiva. Ora – indipendentemente dall’Opera Nomadi, che non è stata consultata, dice Roberto Costa – è stata scelta proprio questa soluzione e i bambini sono stati divisi in tre classi nelle scuole di dei paesi limitrofi. “Cinque bambini per classe non recano problemi alla didattica. Il punto è che là dove si alza il livello di immigrazione bisogna intervenire subito con progetti interculturali, che accompagnino e facilitino l’accoglienza e l’integrazione”.


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