Famiglia
Dislessia: un nuovo test per diagnosi precoce
La novità è stata messa a punto dall'unita' operativa di Neuropsichiatria infantile dell'ospedale di Rho
di Redazione
Un nuovo test per ‘scovare’ precocemente i segni della dislessia evolutiva, grave disturbo dell’abilita’ di lettura. I segni clinici della malattia sono la lentezza e il rilevante numero di errori nel leggere e scrivere, ma attraverso la registrazione e l’analisi dell’attivita’ elettrica cerebrale mediante l’elettroencefalogramma (Eeg), esperti italiani sono riusciti a valutare in quale fase della lettura si accumula il ritardo e quali aree cerebrali sono attivate in maniera anomala rispetto ai coetanei sani. La ricerca, condotta da Giuseppe Augusto Chiarenza, direttore dell’unita’ operativa di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale di Rho, e’ stata presentata al XIII congresso Escap (European Society for Child and Adoloscent Psychiatry), in corso a Firenze, e ha coinvolto 53 bambini non dislessici e 39 dislessici tra gli 8 e i 13 anni d’eta’. Sono stati somministrati loro test neuropsicologici ed e’ stata registrata l’attivita’ elettrica cerebrale durante la lettura.
Anche nella lettura di singole lettere, i bambini dislessici sono risultati piu’ lenti e meno precisi rispetto ai non dislessici. Dal confronto dei due gruppi e’ emerso che nel gruppo dei dislessici le regioni cerebrali in cui avviene l’associazione lettera-suono, che sta alla base delle strategie di lettura, hanno un’attivazione ridotta rispetto al gruppo di controllo. Di conseguenza – hanno spiegato gli autori – e’ possibile ipotizzare che sia proprio l’utilizzo insufficiente di queste regioni cerebrali, fondamentali per la lettura, a determinare la lentezza e gli errori. Inoltre, i bambini dislessici attivano precocemente le regioni frontali del cervello e utilizzano l’emisfero destro in misura maggiore rispetto ai bambini sani. Tenendo conto del fatto che le funzioni linguistiche sono ‘guidate’ dall’emisfero sinistro e che le regioni frontali sono correlate alle funzioni cognitive piu’ elevate, questi risultati suggeriscono che i dislessici tendono a compensare il disturbo di lettura utilizzando aree cerebrali non specificamente dedicate all’elaborazione linguistica allo scopo di migliorare le loro performances. Sulla base di queste conoscenze, assicurano gli esperti, sara’ possibile sviluppare metodi di riabilitazione piu’ efficaci e monitorare nel tempo gli effetti della terapia.
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