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Meeting, prospettive per la legge sul non profit

Incontro sulla nuova legge, presente il viceministro Roberto Pinza

di Antonietta Nembri

Da Rimini

Anche le prospettive della nuova legge sul non profit sono state al centro di un incontro al Meeting di Rimini. Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà ha osservato che la nuova legge sul non profit, al vaglio prossimamente di governo e parlamento si annuncia come un cambiamento di non poco conto «di importanza non inferiore alla riforma delle pensione». Una legge che è frutto di un dialogo trasversarle tra parlamentari di diversi schieramenti, con il supporto fattivo dell?Intergruppo sulla sussidiarietà e di tante voci della società civile.
All?incontro hanno preso parte: l?onorevole Gianni Alemanno; Emmanuele Forlani, segretario generale della Fondazione per la Sussidiarietà; Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri; Mario Nuzzo, presidente della Fondazione Cassa d Risparmio della Provincia di Teramo; Roberto Pinza, viceministro dell?economia e Stefano Zamagni, presidente dell?Agenzia per le onlus.
Per Nuzzo i principi contenuti nel disegno di legge «hanno una forza espansiva che non va sottovalutata e che può pervadere anche altri settori, come la legislazione di incentivo e fiscale»,del resto il prelievo fiscale nei confronti delle onp non può ricalcare quelle delle imprese for profit.
«Sussidiarietà non significa richiesta di finanziamenti e di concessione del settore pubblico ? ha detto Emmanuele Forlani ? ma è un altro mondo della libertà», rappresentando una risposta della società alle esigenze concrete della persona che in Italia ha luogo fin dal Medioevo. Un esempio di sussidiarietà è il 5 per mille, scelto da 15 milioni di italiani, 9 dei quali l?hanno destinato al non profit.

Giudizio positivo sulla legge da parte di Guzzetti che l?ha definita «una riforma radicale» dal momento che la normativa attuale è ormai obsoleta. Alcune limature restano da fare per il presidente dell?Acri, in materia di fondazione. «La classica distinzione tra diritto pubblico e privato, tra stato e individuo è ormai stata in crisi dalla realtà dei fatti. Bisogna trovare il coraggio per intervenire a livello costituzionale, per salvaguardare l?originalità del privato sociale nella nostra democrazia, perché i corpi intermedi sono i presìdii della democrazia, della non prevaricazione di una parte della società sulle altre», ha concluso.

Che il terzo settore non sia amato da tutto lo ha affermato il presidente dell?Agenzia per le onlus Stefano Zamagni. «Parlerei senza mezzi termini di antisussidiarietà. Di questo concetto tutti si riempiono la bocca, ma poi provvedimenti anche significativi restano lettera morta» è la denuncia di Zamagni che ha fatto osservare come in altri paesi le cose vadano in modo diverso, come in Francia, un paese statalista, esiste il Cesu, un buono sociale per ottenere servizi, il 50 per cento del quale è detraibile dalle tasse e che è sottoposto all?Iva del 5 per cento. «Una legge del 2000 prevedeva anche da noi qualcosa di simile, ma non è mai stata applicata. Senza indipendenza economica varrà poco anche l?autonomia giuridica che questa pur buona legge tenta di dare al terzo settore», ha concluso Zamagni. Da Alemanno è arriva la richiesta di norme più semplici e non affastellate per dare riconoscimento a un mondo che non è né mercato né stato. Alemanno ha infine osservato che «l?associazione o la cooperativa sociale devono essere in grado di andare dall?assessore di turno non in ginocchio, ma con la schiena dritta. Dove spendere i bonus sociali lo devono decidere le famiglie non i burocrati».

A chiudere il viceministro all?economia Roberto Pinza che ha ricordato come lo scorso anno la Meeting avesse preso l?impegno di costituire una commissione di riforma della legislazione sul non profit. «oggi siamo qui per darne conto». Una grande problema che la riforma ha l?ambizione di risolvere: «per eccesso di norme le associazioni non riconosciute sono un numero enorme. Persino i sindacati rientrano in questa categoria», un altro tema è quello dell?autonomia statutaria «l?associazione si deve organizzare come vuole (fatti salvi i limiti della legittimità). Il mondo economico è già orientato sull?autonomia dei modelli e questo criterio è applicabile anche in questo campo». Pinza ha poi concluso sul tema dell?esercizio dell?attività di impresa da parte delle associazioni non profit: «si può esercitare ma c?è un limite ed è che l?attività d?impresa deve essere finalizzata allo scopo dell?associazione».

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