Famiglia
Meeting, pubblico cioè per tutti
Incontro dedicato alla sanità pubblica e privata: gli ospedali al servizio della persona
Da Rimini
Uno sguardo e una riflessione a 360 gradi su sanità, salute e rapporto tra strutture pubbliche e private: sono i temi trattati nell?incontro ?Pubblico, cioè per tutti: l?esperienza degli ospedali a servizio della persona?, introdotto da Giancarlo Cesana, docente di Medicina del lavoro alla Statale di Milano, che ha visto tra i relatori Paolo Arullani, presidente del Campus Bio-medico di Roma; monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Carlo Gnocchi di Milano e Carlo Lucchina, direttore generale dell?assessorato alla Sanità della Lombardia.
Giancarlo Cesana ha fatto osservare come al tavolo ci fossero due esperienze nate in ambito cattolico, mentre riflettendo sul sistema attuale ha sostenuto che «Pensare che oggi, solo il pubblico debba finanziare e gestire i nuovi bisogni di salute della popolazione è demenziale, il sistema va verso l?esplosione non è sostenibile a livello economico. Il privato è una risorsa, ma solo se non viene considerato una forma di ripiego dove il pubblico è debole. Così diventa difficile regolarlo e renderlo un utile strumento a servizio di un miglioramento complessivo di tutto il sistema».
«Pubblico cioè per tutti non è un concetto scontato, è una provocazione. Il rischio di oggi è quello di concepire il pubblico come uno spazio amorfo, privo di un riferimento ideale: ma un modello così è in grado di dare vita a strutture sanitarie orientate al servizio della persona?» ha esordito Paolo Arullani che nel suo intervento ha voluto ripartire dall?origine degli ospedali, dal Santo Spirito di Roma, istituito con una bolla papale da papa Innocenzo III nel 1202 «ed era scritto al primo articolo che i malati erano i padroni dell?ospedale». Insomma, per Arullani un pubblico forte è una caratteristica di una società evoluta, mentre spesso il pubblico vede nel privato una ricchezza, ma ne teme la concorrenza. Il Campus Bio-medico è un?istituzione nata dall?iniziativa dell?Opus Dei «il nostro ? ha precisato ? è un progetto culturale ben preciso che ci ha permesso di sostenere l?idea di una medicina al servizio della persona che si basa sull?antropologia cristiana». Arullani ha poi illustrato il funzionamento del Campus che testimonia il fatto che la sinergia tra privato e funzione pubblica capace di produrre ottimi risultati e di generare benessere diffuso. «Dobbiamo pensare a un?idea di ospedale che si può definire etico, capace di interrogarsi sulla verità del proprio operare e sui principi che lo guidano in un?alleanza terapeutica».
Il presidente della Fondazione Don Carlo Gnocchi ha raccontato la sua esperienza e quella della struttura che presiede concordando sul fatto che ?anche se oggi l?ospedale si è evoluto rispetto alle sue origini è cruciale riferirsi agli scopi e ai valori che ne hanno sempre guidato l?attività». Dopo un excursus storico sull?origine anche etimologica del termine ospedale ha sottolineato che «pubblico e privato devono convivere e collaborare, il pubblico dovrebbe garantire le regole e il controllo, mentre la gestione dovrebbe essere compito di pubblico e privato allo stesso modo». Monsignor Bazzari ha detto che «gli ordini religiosi impegnati in ambito sanitario sono in crisi; il concetto stesso di carità e la condivisione di alcuni valori comuni stanno venendo meno. Ma maggior ragione è necessaria e importante la presenza di strutture che abbiano valori e principi saldi». Ha poi ricordato che la fondazione fin dalle sue origini ha sempre cercato e cerca di collaborare con il pubblico, citando una frase di don Gnocchi che ricorda i concetti si sussidiarietà.
Ha preso poi la parola Lucchina che ha ricordato come «il non profit è importante, in particolare in Lombardia perché a volte il pubblico non dà risposte adeguate; però il non profit deve migliorare la sua capacità di gestione delle strutture che spesso non è adeguata, deve qualificare il suo management». Molte le sfide sul tappeto elencate dal direttore della sanità lombarda sulle quali il sistema sanitario dovrà confrontarsi: la sostenibilità economica, l?emergere di nuovi problemi di salute e i nuovi modelli organizzativi a livello di gestione dell?ospedale o del sistema complesso. Per Lucchina il pubblico «ha due fondamentali obblighi: programmare e controllare, non gestire. Programmare e controllare è già una fatica immensa». Ha chiuso il suo intervento sostenendo che occorre «smetterla con i pregiudizi ideaologici sul rapporto tra pubblico e privato che spesso impediscono il dialogo».
Cesana ha poi concluso affermando che non è rimandabile pensare a un nuovo modello organizzativo in sanità, come è cruciale favorire la presenza di uomini e strutture che possano operare in sanità «mossi da una concezione dell?uomo corrispondente a quello che egli è realmente».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.