Cultura

Padre Bossi: “malgrado i rischi, il missionario è la vita migliore”

I giorni di prigionia sono serviti a padre Giancarlo Bossi ''per pensare e rivedere il passato''

di Redazione

E la conclusione del missionario e’ ”che la vita che mi sono scelto e’ la migliore”. Padre Bossi, tenuto sotto sequestro per 39 giorni nelle Filippine lo dice in un’intervista a Famiglia Cristiana, nella quale – lui oggi 57/enne e diventato sacerdote a 23 anni – anticipa alcuni temi di cui parlera’ ai giovani a Loreto (Ancona) nell’incontro con Benedetto XVI l’1 e 2 settembre prossimi.

”Se c’e’ qualcosa che posso testimoniare ai ventitreenni di oggi – spiega – e’ che la vita di un missionario e’ davvero bella, piena di gioie e soddisfazioni. Vorrei consigliare loro di fare le scelte importanti non per denaro, successo, ricchezza, ma in base ai valori forti, ai grandi ideali, mettendo al primo posto Dio e il prossimo anziche’ se’ stessi”. Il sequestro – aggiunge padre Bossi – ”e’ stato certamente un momento molto difficile. Ma sto riflettendo sui significati positivi di questa mia vicenda. Il primo: tocchi con mano che cosa puo’ significare dare la vita per gli altri. Il secondo: e’ il denaro che ha spinto quelle persone a rapirmi. E per farlo hanno dovuto trovare la giustificazione che ‘Dio e’ nel cuore, non nel lavoro”’.

”Cerchero’ di dire ai giovani – prosegue – che, invece, Gesu’ Cristo dev’essere, si’, nel cuore e nella mente, ma anche nelle scelte che facciamo, in tutte, nel lavoro cosi’ come nella vita”. Padre Bossi, oltre a ricordare i rischi corsi dai missionari nel mondo, ribadisce nell’intervista che il suo rapimento non aveva motivazioni di ordine religioso, ma, compiuto da ”poveri diavoli, abbruttiti piu’ dalla poverta’ che dalla volonta’ di fare del male”, aveva come unica finalita’ il denaro. E alla domanda se tornera’ nelle Filippine risponde: ”Per quello che dipende da me, di sicuro. Appena possibile”.

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