Cultura

Fumetto boom, trionfa ma non ride

L’anno della svolta è stato il 2006 con lo sbarco a New York della prima mostra collettiva a cui il New York Times ha dedicato uno speciale di due pagine di Sandra Federici

di Redazione

Nel 2006 e nel 2007 ci sono stati due eventi molto importanti per il fumetto africano: la prima mostra mai realizzata negli Stati Uniti e la presenza alla Biennale di Venezia. Si tratta di due fatti simbolici che si innestano in un panorama ancora desolante, se si considerano le disastrate industrie culturali della maggior parte dei paesi del continente, le scarse possibilità di formazione e confronto per gli autori, la quasi totale assenza di un mercato librario ?normale?.

Nel novembre 2006 lo Studio Museum in Harlem, tempio dell?arte afroamericana e afrobritish contemporanea (Gary Simmons, Kara Walker, Chris Ofili, Fred Wilson i maggiori autori esposti) e punto di osservazione privilegiato della cultura statunitense sulla produzione artistica degli autori africani, ha inaugurato Africa Comics, la prima mostra collettiva di fumetto africano negli Usa. Il progetto è nato grazie alla volontà di Thelma Golden, dinamica direttrice del museo e influente intellettuale che con le sue mostre provoca e anima la vita artistica di New York contribuendo non poco a consolidare l?immagine e l?identità culturale della diaspora africana.

Ma la nascita del progetto è avvenuta in Africa, precisamente alla Biennale di Dakar del 2004, dove Thelma ha incontrato Andrea Marchesini, direttore del progetto Africa Comics, e Maryangela Schroth, curatrice della Galleria Sala 1 a Roma, la prima a esporre artisti africani qualificati in Italia. Così, con una collaborazione tra Studio Museum e Africa e Mediterraneo, 35 artisti di 17 paesi dell?Africa subsahariana sono stati selezionati, con un allestimento impeccabile, un catalogo introdotto dal critico Okwi Enwezor e una grande eco sulla stampa, a cominciare da due pagine nell?inserto culturale del New York Times.

Come si è detto, questo evento di altissimo livello contrasta con una difficile situazione di base del fumetto africano. Al di là dei benefici direttamente legati alla mostra, per gli artisti la lotta contro un mercato inesistente e la scarsità dei mezzi continua, ma le ricadute a medio-lungo termine non potranno non arrivare: l?arte – e i protagonisti del suo sviluppo contemporaneo – vivono soprattutto di eventi simbolici in luoghi fondamentali. Infatti, le visite di Robert Storr, curatore della Biennale di Venezia e quindi attualmente la personalità più importante nell?arte contemporanea globale, alla mostra newyorkese e all?esposizione Africa Comics, organizzata da Africa e Mediterraneo come evento ?off? alla Biennale Dak?art 2006, sono state fondamentali nella scelta di includere un?opera a fumetti di autori africani nella Biennale di Venezia 2007. Le 46 tavole della storia Une eternité à Tanger, di Faustin Titi ed Eyoum Ngangué, sono così approdate nell?esposizione internazionale, che ogni due anni scrive la storia dell?arte contemporanea e che quest?anno si intitola Pensa con i sensi – Senti con la mente.

Il fumetto racconta la storia di Gawa, giovane originario dell?immaginaria Gnasville, simbolo di tante città dell?Africa subsahariana dove i giovani non hanno un futuro e da dove, coinvolgendo la famiglia in un investimento estremamente a rischio, affrontano l?avventura dell?emigrazione irregolare. Gawa è uno dei tanti giovani bloccati nella città marocchina situata di fronte alle coste spagnole, in attesa di arrivare in Europa e senza la possibilità di tornare indietro? Allora i giorni a Tangeri diventano un?eternità in cui i pensieri, i ricordi, le storie di quelli passati prima di lui e di quelli che non ce l?hanno fatta si sovrappongono e si mescolano ai sogni di un?Europa ancora inarrivabile. Entrambi gli autori sono esiliati politici in Francia, come tanti altri talenti del fumetto africano. Faustin Titi, il disegnatore, è ivoriano. Ha collaborato con il Courrier ACP-UE e la Gazette de la Francofonie come illustratore e caricaturista. Lo sceneggiatore Eyoum Ngangué è un giornalista del Camerun che ha lavorato come coordinatore della redazione del giornale illustrato Le Messager Popoli. Dopo aver subito la prigione a causa di alcuni articoli, è emigrato in Francia, dove ora è presidente dell?Associazione giornalisti africani in esilio e caporedattore della rivista Planète Jeunes, mensile per giovani prodotto in Francia e diffuso in 45mila copie nell?Africa francofona.

Titi e Ngangué hanno cominciato a collaborare in Francia. Nel 2000 sono stati invitati al Festival di fumetto di Angouleme nella sezione ?Giovani talenti?. Nel 2005 hanno vinto la sezione Diritti umani del premio Africa e Mediterraneo per il migliore fumetto inedito di autore africano con la storia Le flic de Gnasville, ottenendo anche la possibilità di pubblicare un album personale. Eyoum come giornalista aveva realizzato una serie di reportage sui candidati all?immigrazione in Marocco e insieme a Titi ha pubblicato il fumetto Une eternité à Tanger, un?opera complessa e molto curata, non facile da portare a termine nelle condizioni di immigrazione che tutti e due vivevano. Gli acquerelli originali della storia sono ora allestiti a Venezia in una lunga ed essenziale fila alle Corderie dell?Arsenale, proprio di fronte alle opere del fotografo maliano Malick Sidibé, che quest?anno è stato insignito del Leone d?Oro alla carriera. E si integrano perfettamente, in questa esposizione davvero pensata, caratterizzata da un alto tasso di opere politiche, su temi forti come le guerre, il terrorismo, l?immigrazione, i confini?, riflesso del profondo lavoro di studio e selezione del curatore.

Nella preview per la stampa erano tanti i giornalisti che si soffermavano a leggere le tavole, che annotavano i nomi, che intervistavano Titi e Ngangué, invitati alla Biennale assieme agli altri vip del mondo dell?arte. Storr ha voluto incontrarli durante l?inaugurazione del Padiglione Africano per complimentarsi personalmente e per rimarcare l?importanza della loro presenza nella sua Biennale, come autori ma anche come testimoni di uno dei fenomeni che marcano il presente.

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