Cultura
Prima che etica la finanza sia utile
Il caso/ Alessandro Messina firma un libro che farà discutere
Nei primi dieci Paesi al mondo per dimensione economica, i contratti derivati – meccanismi di copertura ora divenuti puri strumenti speculativi – rappresentano una valanga di denaro pari a 7,5 volte i rispettivi Pil. Inizia così Finanza Utile, il saggio di Paolo Andruccioli, giornalista di Redattore Sociale, e Alessandro Messina, economista, coordinatore dell?unità di Autopromozione sociale presso il Comune di Roma e presidente dell?associazione Finanza Etica. Un solo dato, ma sufficiente a rendere l?idea di cosa sia speculazione, ovvero una finanza che insegue se stessa. Soldi virtuali, ma cadute molto concrete. Con tanti risparmiatori impoveriti – e più d?uno finito sul lastrico – per colpa di improvvisi crack di Borsa, bond truffaldini e quotazioni gonfiate. La risposta alla crisi di fiducia dei cittadini dovrebbe arrivare dalla finanza etica. Che invece non riesce ad uscire dalla sua nicchia di mercato.
Vita: Alessandro Messina, dobbiamo dire addio all?etica? Soldi e morale non possono andare a braccetto?
Messina: Non credo affatto che sia così. Ma è venuto il momento di fare un passo in avanti e di cercare contatti tra esperienze diverse. In Italia è davvero ricco e variegato il comparto della finanza critica, alternativa a quella della speculazione sempre più distante dall?economia reale. Dalla banche e imprese cooperative fino alle Mag e al microcredito. Eppure lo scenario è ancora frammentato, manca il gioco di squadra. Così l?etichetta etica, un pass- partout per certe tipologie di marketing, diventa preda di chi ha poco o nulla a che fare con la responsabilità sociale.
Vita: Allora il problema diventa puramente formale. Si tratta solo di nomi o c?è di più?
Messina: Le parole sono importanti. Anche i consumatori se ne sono accorti e infatti sono sempre più diffidenti. Lo dimostra il settore dei fondi etici, mai davvero decollato in Italia. La proposta infatti è spesso evanescente. Ma il nodo da sciogliere sta altrove. Spingere una finanza che sia utile significa sostenere la componente sana dell?economia, al servizio del territorio e dell?impresa reale. Deve quindi cambiare la visione. E andare incontro alla forte esigenza di credito che c?è nel Paese. Investire nelle idee e non solo nei capitali. A questi interrogativi occorre dare delle risposte.
Vita: Un sistema ?responsabile? tuttavia esiste. Perché non incontra questa platea di consumatori?
Messina: Perché gli operatori e le imprese sono molto piccoli. Spesso fra loro c?è molta competizione, talvolta resa eccessiva da motivi personali. E così si finisce per trovare le alleanze altrove. Magari stringendo amicizie con spregiudicate banche d?affari il cui solo scopo è trovare un bollino etico.
Vita: C?è forse anche una paura di crescere e diventare grandi?
Messina: Piuttosto registro un eccessivo e dannoso senso di superiorità. Lo slogan in voga sembra quasi essere: «Siccome io sono etico, sono superiore e non ho bisogno di fare salti dimensionali». Le Bcc, le banche di credito cooperativo, invece hanno saputo dimostrare il contrario trovando una partnership di rete originale e vincente.
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