Cultura

Se ne va Ingmar Bergman, mostro sacro del cinema internazionale

Il regista svedese si è spento a Stoccolma all'età di 89 anni

di Redazione

È morto il regista svedese Ingmar Bergman. Il cineasta, che aveva 89 anni, aveva vinto tre Oscar: nel 1961 per la ‘Fontana delle Vergini’, nel 1962 per ‘Come in uno specchio’ e nel 1984 per ‘Fanny e Alexander’.

Da circa dieci anni il maestro svedese aveva abbandonato il grande schermo per il teatro e, in misura minore, la tv. Dopo “Fanny e Alexander” (1985), cinque ore per la tv ridotte a tre per il cinema e con il quale ha vinto il suo terzo Oscar, Bergman si era ritirato nella sua casa di Karlaplan, in una delle zone piu’ eleganti di Stoccolma, dove leggeva e scriveva per il teatro, con la sola eccezione della sceneggiatura di “Con le migliori intenzioni” diretto da Bille August e vincitore della Palma d’ oro a Cannes.

Ingmar Bergman, figlio di un pastore della corte reale svedese, era nato il 14 luglio 1918 ed esordì mettendo in scena numerosi drammi a Goteborg e a Stoccolma. Solo in un secondo tempo si dedicò al cinema, che gli diede fama internazionale. Ma il teatro restò al centro dei suoi interessi.

Prima di arrivare alla macchina da presa – realizzò oltre 40 film – era stato sceneggiatore di registi importanti, come Sjoberg e Molander. Poi, fin dai film degli anni ’40 (Crisi, Prigione) fu dominato dall’angoscia di esistere, problematicizzata alla luce della ‘morte di Dio’.

Il successo arriva nel 1956 quando termina Il settimo sigillo che ottiene vari riconoscimenti, oltre al premio speciale al Festival di Cannes; arrivano poi l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e il premio della critica al Festival di Venezia grazie a Il posto delle fragole. Successivamente Alle soglie della vita e Il volto ricevono il premio come miglior regia rispettivamente a Cannes e a Venezia, mentre nel 1960 La fontana della vergine gli vale il suo primo Oscar.

Nel 1982, dopo quarant’anni di attività, Bergman decide di abbandonare improvvisamente il cinema, per dedicarsi al teatro e alla televisione, così nel 1982, realizza il suo ultimo film per il grande schermo, Fanny e Alexander.

Nel 2003 gira Sarabanda, il seguito di Scene da un matrimonio, che con altre 4 reti europee è stato cofinziato dalla Rai, ed è stato anche girato con riprese digitali, sul set Bergman disse: “Questo e’ il mio ultimo film”. Nel gennaio 2005 Bergman ha ricevuto il Premio Federico Fellini per l’eccellenza cinematografica.

La filmografia
L’ esordio nel cinema, dopo un’ importante esperienza teatrale come regista al Teatro Reale dell’ Opera di Stoccolma, avviene con la sceneggiatura di “Spasimo” di Alf Sjoberg (1944).

Dell’ anno successivo è la sua prima regia, “Crisi”. I film dei primi dieci anni di attività, da “Crisi” a “Sorrisi di una notte d’ estate” (1955), benche’ in parte gia’ anticipatori dei temi che lo renderanno celebre (la memoria famigliare, l’ angoscia, la morte, i valori religiosi, i fallimenti esistenziali), sono caratterizzati da una vena malinconica e melodrammatica.

Si tratta di “Nave per l’ India”, “Musica nelle tenebre”, entrambi del 1947, “Prigione” (1948),”Estate d’ amore” (1950), “Una vampata d’ amore” (1953), “Una lezione d’ amore” (1954), “Sogni di donna” (1954), fino a “Sorrisi di una notte d’ estate”.

Il primo capolavoro è “Il settimo sigillo” (1956), cui segue “Il posto delle fragole” (1957, tra i più premiati del regista) e “Il volto” (1958). Dopo “La fontana della vergine” (1959, primo Oscar), inizia la trilogia su uno dei temi a lui più cari, quello dell’ incomunicabilità: a “Come in uno specchio” (1961, secondo Oscar) seguono “Luci d’ inverno” (1962) e “Il silenzio” (1963).

Dopo film che alternano sperimentalismo e realismo (“Persona”, del 1966 o “La vergogna”, del 1968) è la volta di un altro capolavoro riconosciuto internazionalmente, “Sussurri e grida” (1972), cui segue “Scene da un matrimonio” (1973), realizzato per la tv e poi adattato per il cinema.

Nel 1974 realizza il sogno di adattare per il cinema “Il flauto magico” e, dopo un poco convincente “L’ uovo del serpente” (1977), e’ la volta del riuscito duetto famigliare “Sinfonia d’ autunno” (1978). Prima di “Fanny e Alexander” ha realizzato ancora un film a sfondo psicanalitico: “Un mondo di marionette” (1980). Al Festival di Cannes ha vinto un premio alla regia nel 1958 per “Alle soglie della vita”. Ha scritto una discussa autobiografia, “Lanterna magica”.

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