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Il Cngei

Non sono tanti in Italia, ma si considerano gli eredi del primo scoutismo, quello di Baden Powell

di Redazione

Non sono tanti in Italia, ma si considerano gli eredi del primo scoutismo, quello di Baden Powell. D?altra parte il Rei, la prima associazione di scout italiani, era aconfessionale, proprio come il Cngei – Corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani. Oggi contano circa 12mila iscritti in tutt?Italia, ad eccezione di Umbria e Valle D?Aosta. «Gli scout laici», così li chiamano tutti, ma a Sergio Fiorenza, capo nazionale, la definizione va un po? stretta, non fosse altro che per le sue scelte religiose: «Sono cattolico», rivela, «ho sposato un?ebrea e i miei figli sono stati circoncisi». Una scelta, come quella di appartenere al Cngei, che nasce da un concetto un po? più ampio di religione: «Credere nella vita è già una fede». D?altra parte, le differenze con l?Agesci sono d?impostazione più che di metodo: «Facciamo esplorazioni, hike ed esperienze in piccoli gruppi proprio come l?Agesci». E anche l?obiettivo è lo stesso: «Educare a scelte responsabili, ad essere buoni cittadini», spiega Fiorenza. E allora la differenza con gli scout tradizionali qual è? «All?interno della Federazione, diciamo che noi soffriamo della sindrome di Calimero e loro della sindrome dell?elefante», scherza Fiorenza. «Sono tanti e molto organizzati e questo a volte fa perdere di vista tutto ciò che sta all?esterno e i movimenti minori. D?altra parte, noi abbiamo molto da imparare da loro. Se riusciremo ad instaurare un rapporto costruttivo e a rispettare le nostre identità, potremo fare grandi cose».

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