Cultura
Un paese di hamburger
Intenso nella descrizione delle emozioni dei singoli, imprevedibile nella costruzione dei personaggi, Linklater è fumettistico nella dimensione politica
Lo smerciano, è il caso di dire, come un altro Super Size Me (il documentario del giornalista Morgan Spurlock che ha sperimentato per una settimana una dieta a base di hamburger e patatine, coi risultati che ciascuno immagina) e quindi come un altro film molto, ma molto politico. Secondo uno schema tradizionalissimo: grande multinazionale che se ne frega del benessere altrui e vende carne non proprio ?comme il faut?? Omologazione contro gusto, profitti miliardari contro la salute dei poveri consumatori, insomma: cosa c?è di nuovo?
Per carità: la questione alimentare, dopo la mucca pazza, il pollo influenzato e gli ogm, sappiamo tutti che è all?ordine del giorno e che dovrebbe preoccuparci seriamente. Ma Richard Linklater non è Robert Altman (al cui stile fanno pensare certe scelte strutturali): è un bravo e volenteroso regista (fra l?altro di Prima dell?alba) ed è ritenuto da alcuni critici un autore promettente e forse lo è davvero.
Ma non saprei dire se il film ?politico? (all?americana e perciò fra virgolette) sia realmente nelle sue corde. Che piuttosto sono caratterizzate da altro: ad esempio gli consentono una comprensione non superficiale delle emozioni, delle aspirazioni, dei progetti dei suoi anche imprevedibili personaggi, verso i quali riesce a comunicare una simpatia non scontata. Come dimostra anche in questo caso, in modo particolare nei confronti degli immigrati e dei giovani impegnati della piccola comunità. Un piano interessante ma piuttosto lontano dalla razionalità dei grandi trust, le cui scelte sono pianificate rigorosamente e per lo più inesorabili come lo scorrere delle ore.
Sicché mentre taluni passaggi di Fast Food Nation sono anche intensi (tutta la parte iniziale, ad esempio, che descrive visivamente in modo efficace la migrazione dei messicani che risalgono il continente, attraversando il confine a piedi), altri sono francamente deludenti o frettolosi: il consiglio d?amministrazione di Mickey?s Food Restaurant (una sorta di azienda gemella di MacDonald?s) è raccontato in termini fumettistici. Cioè schematici e ovvi. Esattamente come le reazioni del dirigente inviato a fare i controlli dopo che le analisi di laboratorio hanno segnalato nella carne cose che non dovrebbero esserci. Avrà molti colloqui (alcuni dei quali persino interessanti) ma alla fine si venderà anche lui al miglior offerente. Perché gli uomini, come gli hamburger, sono tutti in vendita. Risposta facile e moralistica. Che costa poco (in termini di analisi) e non impegna.
Fast food nation
di Richard Linklater
Usa 2006
con Patricia Arquette ed Ethan Hawke
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